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Everything Everywhere All at Once

Regia di Dan Kwan, Daniel Scheinert vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Everything Everywhere All at Once

di obyone
7 stelle

 

Michelle Yeoh, Stephanie Hsu, Ke Huy Quan

Everything Everywhere All at Once (2022): Michelle Yeoh, Stephanie Hsu, Ke Huy Quan

 

Alla sua uscita lo scorso ottobre ero piuttosto incuriosito dalle buone opinioni su "Everything Everywhere All at Once" tuttavia la curiosità rimase inappagata. Era lapalissiano che non trattandosi di un prodotto per le masse avrei avuto difficoltà nel vederlo. Nel silenzio delle multisale sperai almeno in un cineforum ma neanche lì si ebbe il miracoloso passaggio. Quando lessi che il distributore riproponeva l'uscita all'inizio di febbraio mi dissi che sarebbe stata la volta buona. Qualche statuetta, le numerose nomination ottenute all'inizio della stagione dei premi e, ultime ma non ultime, le chiacchere sui social avevano alimentato la curiosità intorno al film dei Daniels. Non fu abbastanza perché il 2 febbraio il film rimaneva il medesimo oggetto misterioso di quattro mesi prima. Quasi inosservato alle mie latitudini. Probabilmente in un multiverso parallelo il me stesso di quella deriva spazio-temporale lo vide direttamente all'uscita ma in questo universo, da cui spesso cerchiamo di scappare, un po' come la sventurata Signora Wang , non vi fu "verso" di accedere ad una comoda proiezione, almeno all'inizio dell'avventura del film in sala. Non avendo doti mentali da funambolo e nemmeno un tappeto elastico a disposizione, se si esclude quello logoro del mio vicino dove è più facile spezzarsi una gamba che saltare da qualche parte, ho dovuto aspettare il week-end degli Oscar per procedere alla visione. Eppure cose strane ne pensai per saltare in un metaverso in cui la sala delle slot machine del paese sparisse definitivamente per far posto ad una sala cinematografica. Pur non avendo mai dichiarato amore al commercialista od usato impropriamente le suppellettili sparse nella scrivania del mio ufficio mi impegnai senza sortire risultati evidenti, segno che avevo più talenti di quanto credessi o, almeno, più della signora Wang, eroina perfetta perché incapace di (fare) qualsiasi cosa.

Il film, Infine, è arrivato meno di una settimana fa, quando alla fine era impossibile passarci sopra una terza volta. Posso dire anzi che il lunedì prima della notte degli Oscar, all'uscita di sala, dopo la proiezione di "The Whale", il gestore rispondeva ai clienti dicendo che avrebbe programmato il vincitore dell'Oscar. Un profeta? o tutti nell'industria già sapevano che "Everything Everywhere All at Once" avrebbe portato a casa tutto? Comunque sia doverlo vedere dopo la notte dell'anno in cui dormo meglio e in cui la gente a Los Angeles si schiaffeggia in preda a delirio non è stato ciò che speravo. Sarebbe stato meglio vederlo quand'era un film pressoché sconosciuto.

Doverne parlare dopo la mole di premi conseguiti non è certo un vantaggio. A parlarne bene si rischia di salire sul carro dei vincitori e portare in dono lodi sperticate frutto della suggestione, a parlarne male si rischia di assumere una posizione polemica, disfattista o complottista. In ogni caso si rischia di parlare di questioni folkloristiche più che artistiche.

 

Stephanie Hsu

Everything Everywhere All at Once (2022): Stephanie Hsu

 

Detto questo potrei dire che non sono più giovane a sufficienza per questo tipo di film ma potrei anche aggiungere che il lavoro dei Daniels si posiziona nella nicchia cinematografica di Sheldon Cooper e Leonard Hofstadter che troverebbero senza dubbio interessanti le strampalate teorie del multiverso e le bizzose citazioni del mondo matrixiano. Le fragorose e critiche esclamazioni del pubblico in sala durante l'intervallo e dopo la chiusura del palcoscenico hanno dimostrato, se ce ne fosse stato bisogno, che Daniel Kwan e Daniel Scheinert hanno digitalizzato le loro fantasie incuranti dell'effetto anomalo prodotto sul pubblico medio che già fatica a seguire un film normale e calibrare, al contempo, il movimento delle mandibole con quello della mano che porta alla bocca i pop-corn. Con EEAAO si rischia l'attivazione del sistema antincendio a causa dei fumi che fuoriescono dalle orecchie del pubblico. Da una parte loderei la sceneggiatura dei Daniels perché osa ricreare le fantasie che ognuno di noi vive nel silenzio del proprio tempo libero, anche quelle più scomode e volgari che nessuno condividerebbe in pubblico (e loro lo fanno con una buona dose di auto-ironia), dall'altra mi verrebbe da dire che gli eccessi a cui ci sottopongono non aiutano a rendere il film di facile fruizione e agevole comprensione. 

La loro libertà espressiva è dunque un vanto che va tuttavia a scontrarsi con scelte tanto assurde da apparire talvolta ridicole. Non posso fare a meno di pensare ai salsicciotti con la maionese ed il ketchup che probabilmente saranno piaciuti ai soli cannibali di Guadagnino sparsi per l'America dove il film ha riscosso maggior successo che nel resto del globo. E sempre per parlare di simboli fallici, dalla forme più concrete che allegoriche, è parsa molto ironica la battaglia tra la "cattiva Joy" e i machi poliziotti scudisciati e umiliati da enormi dildo di gomma, tanto lunghi quanto contundenti e grondanti di sangue. Lo script non manca dunque di ironia, che appare evidente nelle dinamiche familiari dove l'omosessualità di Joy (il cui nome ha un eccezione piuttosto divertita) innesca una serie di osservazioni sulla sessualità e sullo scontro cultural- generazionale in una famiglia di immigrati orientali di prima generazione. La figura del nonno è la miccia che innesca il processo che porta allo scontro e alla riconciliazione. Se la sceneggiatura risulta originale grazie alla materializzazione dei pensieri dei due direttori dall'altro appare piuttosto classica nello svolgimento che si basa sull'allontanamento e sul successivo riavvicinamento tra madre e figlia. Lo scontro finale tra Mrs Wang e gli agenti che cercano di neutralizzarne l'operato è senza dubbio la parte più bella del film perché in tal frangente i Daniels riescono ad esibire la summa del loro metaverso-pensiero. Il finale è catartico e disinnesca l'insidiosa attrazione dell'uomo per un nichilismo strutturale che impedisce all'umanità di godere appieno della vita pur nelle sue difficoltà a contraddizioni.

Il baghel, dolce della tradizione aschenazita che nella sua forma evoca la circolarità del processo vitale viene trasformato da un augurio di prosperità a vacuo buco nero che inghiotte ogni forma di empatia e desiderio di vitalità. Un ulteriore e sarcastica visione alternativa dell'umano pensiero.

Ad essere omesto "Everything Everywhere All at Once" non mi ha fatto impazzire come avrei desiderato ma dietro alla stordente e forse eccessiva visionarietà dei suoi autori offre un significato di riconciliazione che appare tutt'altro che banale. Più che sufficiente per renderlo attrattivo e consigliarne la visione.

 

Charlie Chaplin Cinemas - Arzignano (VI)

 

Ke Huy Quan

Everything Everywhere All at Once (2022): Ke Huy Quan

Michelle Yeoh

Everything Everywhere All at Once (2022): Michelle Yeoh

 

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