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I diavoli della guerra

Regia di Bitto Albertini vedi scheda film

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La recensione su I diavoli della guerra

di giurista81
5 stelle

Discreta azione per l'inconsueta incursione di Bitto Albertini nel cinema di guerra dai contenuti drammatici. Il regista, conosciuto per avventurosi farseschi, abbandona del tutto l'ironia per dirigere, con mano ispirata e buon senso del ritmo, una storia di amicizia tra due ufficiali contrapposti che, in guerra, non può che abbracciare esiti tragici. "In guerra non ci sono amici, solo vivi o morti" pronuncia il protagonista Guy Madison all'epilogo della vicenda. Coadiuvato dal produttore Roberto Infascelli, reduce dai buoni esiti dei western interpretati da Tony Anthony (avviati da Un Dollaro tra i Denti), Albertini scrive un copione, senza particolari scossoni, caratterizzato da un lunghissimo antefatto in Tunisia. La storia infatti è costruita in due parti distinte, peraltro ambientate in contesto scenografico opposto. Si parte in Tunisia, nel deserto e tra le tempeste di sabbia (parte migliore del film per la messa in scena), e si finisce in Francia, tra neve e gelo. A tenere unite le due parti, caratterizzate da due azioni militari altrimenti scollegate, c'è la relazione tra un maggiore tedesco della Wermacht e un ufficiale americano che si ritrovano contrapposti in entrambe le azioni. A legare i due c'è un'esperienza di vita comune vissuta in Africa. Trovatosi isolati con i rispettivi uomini nel cuore del deserto sahariano, infatti, avevano fatta salva la vita ordinando ai propri uomini di gettare le armi nella sabbia. Albertini propone, in questa parte, una scena di sminamento alquanto ricca di tensione ripresa piuttosto fedelmente da Attentato ai Tre Grandi (1967) di Umberto Lenzi. La cooperazione tra i due eserciti è una breve parentesi, poiché il conflitto mondiale impone di ritrovarsi presto contrapposti. Avverrà in Francia e il rapporto maturato in Africa costerà caro al tedesco, che tergiverserà al cospetto dell'amico/rivale finendo impallinato dal fuoco nemico. Nei panni di quest'ultimo c'è il nostro Venantino Venantini che ben resiste al confronto col più blasonato americano Guy Madison. Il resto del cast artistico è al risparmio, pieno zeppo di caratteristi del cinema bis quali Frank Brana, Raf Baldassarre, Federico Boido, Massimo Righi e, in un piccolo ruolo, Giancarlo Prete.

Albertini punta tutto sull'azione, tra combattimenti di carro armati e incursioni stile blitz. Meno interessante in scrittura, I Diavoli della Guerra sfoggia una discreta cura nella messa in scena e nel comparto pirotecnico. Discrete musiche di Cipriani, mediocre la fotografia di Jaime Deu Casas, assai scura e penalizzata dalla scelta di ambientare la buona totalità del film di notte.

Niente di eccezionale, ma un buon esempio di cinema di guerra italiano.

 

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