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Resurrection

Regia di Andrew Semans vedi scheda film

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La recensione su Resurrection

di mck
8 stelle

...gloriosamente sacrificabile...

 

 

Possono dirsi veramente pochi i film realmente mitopoietici, e questo “Resurrection”, l’opera seconda - dopo una manciata di cortometraggi e l’esordio sulla lunga distanza di “Nancy, Please” - scritta e diretta da Andrew Semans {basata s’un proiettato (in senso psicoanalitico) hippocampo-syngnathide umano [solo che qui non si tratta di fecondazione in vitro con trasferimento di embrione in un utero di un corpo/soggetto intersessuale che esprime un cariotipo XY androgino, ma della voracità preventiva di Crono/Saturno fattosi incubatrice ventrale con gestazione ventennale da - letteralmente - purgare (non con un travaglio indotto, ma) con un cesareo praticato da una lama seghettata] da parte della sua controparte, prima plagiata e poi emancipatasi, ginoide XX che, genitrice gloriosamente sacrificabile, soffre di una patologia psichiatrica in purezza}, lo è. [Detto ciò, non penso proprio che potrà generare a sua volta eredi o epigoni (in quanto a “precursori, invece, lÉvénement le Plus Important Depuis que l'Homme a Marché sur la Lunedi Jacques Demy e Juniordi Ivan Reitman parlavano daltro, e con una diversa pronuncia) tali e tanti da riuscire a implementare nel genere psychological thriller/horror (per inciso, vi è un elemento/frammento gore a un quarto d’ora dall’inizio e un climax splatter/slasher poco prima della fine) un sotto-filone a sé stante.]

 

 

Rebecca Hall in Alta Definizione:
- “A Rainy Day in New York” (Woody Allen, 2019) - ripudiato [con la marea montante del (dis)"senno" di poi]
- “the Night House” (David Bruckner, 2020)
- “Tales from the Loop” (Nathaniel Halpern, 2020)
- “Passing” (Rebecca Hall, 2021)
- “Godzilla vs. Kong” (Adam Wingard, 2021)
- “Resurrection” (Andrew Semans, 2022)

 

 

Intermezzo / 1.
A confession.

Un piano-sequenza di 7 (sette) minuti.

 


Intermezzo / 2.
A sort of kindness.

“Sadists never understand why other people don’t enjoy their sadism as much as they do.”

 

 
Rebecca Hall, dal canto suo, licenzia un’altra prestazione totalizzante, la seconda nell’arco di poco tempo catalogabile (assieme a “the Night House”, anche se quel lavoro è più declinabile come “survival”) sotto alla voce “female survival/revenge”, un infra-genere comprendente, tra il cinema recente, fra risultati alti e medi, “Promising Young Woman” (Emerald Fennell, 2020), “the Invisible Man” (Leigh Whannell, 2020), “Lucky” (Natasha Kermani, 2021), “Violation” (Madeleine Sims-Fewer & Dusty Mancinelli, 2021), “Zebra Girl” (Stephanie Zari, 2021) e Men (Alex Garland, 2022).

 

 
Accanto a lei, pervadendone lo spazio, il tempo e il pensiero, Tim Roth (va beh: vedi alla voce: TIM ROTH), fatina dei dentini all’incontrario, in un ruolo non meno incredibile/impossibile (si consideri ad esempio il “Caniba” di Lucien Castaing-Taylor & Véréna Paravel), le bravissime Grace Kaufman (“the Sky Is EveryWhere”) e Angela Wong Carbone (“Double Speak”), e un buon Michael Esper (“the Outsider”). 

 

 

Fotografia caldamente raggelata di Wyatt Garfield (“Mediterranea”, “American Fable”), montaggio di Ron Dulin (già al lavoro col regista e sceneggiatore per “Nancy, Please”, e poi “Viral”) e musiche di Jim Williams (sodale di Ben Wheatley - dagli esordi di “Down Terrace”, passando per “Kill List” e “SightSeers”, sino a “A Field in England” - e di Julia Ducournau tanto per “Grave/Raw” quanto per “Titane”, più il “Possessor” di Cronenberg-figlio ed “Help” di Marc Munden e Jack Thorne). 
Ringraziamenti per, tra gli altri, Ari Aster e Rick Alverson.

[Su IMDb, ad oggi, 02/12/2022, con poco più di 5.800 voti, ha una media del 5.9 perché la gente è fatta da scemi.]

 


Sui titoli di coda, accendentesi allo spegnersi del momento di agnizione che forse potrebbe essere inteso come un sintomo di un principio di guarigione (da cui e da qui il "senso" del titolo), un’ottima interpretazione da parte di Meg Baird della traditional folk song irlandese “(Down by) BlackWaterSide” (proposta moltissime volte nel corso del tempo dai più svariati musicisti fra i quali Jimmy Page che ne realizzò una versione strumentale pubblicata col titolo di “Black Mountain Side” nell’omonimo album di debutto dei Led Zeppelin).

 

 

(***¾) * * * *     

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