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Il diario di una donna perduta

Regia di Georg Wilhelm Pabst vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il diario di una donna perduta

di marco bi
9 stelle

“Diario di una donna perduta” - perfetta parabola - è la conclusione del discorso sulla perdizione che Pabst iniziò con “lulù”, perduta dall’inizio alla fine nell’omonomo film, mentre Thymian qui si perde ma non per colpa sua e per poco tempo, ‘diventa Lulù’ nella seconda parte del film quando appare con il suo famoso caschetto nella ‘casa'.

DENTRO LA FAMIGLIA C’E’ IL MALE MENTRE NELLE CASE DI TOLLERANZA C’E IL BENE?... UN PO’ PIU’ D’AMORE E NON CI SI PERDEREBBE!

 

 

Considerato da molti critici uno dei capolavori del muto, "Diario di una donna perduta" è il complementare di "Lulù, il vaso di Pandora" entrambi di Georg Wilhelm Pabst, corrosivo regista esperto della messa in scena che visse lo sconquasso sociale della repubblica di Weimar tra le due guerre, film veicolo perfetto per il programma dell’Associazione Popolare per l’Arte Cinematografica (“Volksverband für Filmkunst”) fondata nel 1928 per “combattere le porcherie reazionarie e creare un cinema artisticamente progressista” che vide Pabst tra i più ardenti sostenitori. Entrambi con Louise Brooks, quando appare lei si illumina lo schermo... "Ma quale Dietrich, ma quale Garbo, c'è solo Louise Brooks!" disse Henri Langlois, artefice della Cinémathèque francese e padre putativo del cinema moderno.

 

“Diario di una donna perduta” - perfetta parabola - è la conclusione del discorso sulla perdizione che Pabst iniziò con “lulù”, perduta dall’inizio alla fine nell’omonomo film, mentre Thymian qui si perde ma non per colpa sua e per poco tempo, ‘diventa Lulù’ nella seconda parte del film quando appare con il suo famoso caschetto nella ‘casa’ e si dà alla bella vita (ma per me è più bella con i capelli con la riga e vestita elegante che non in costume da bagno anni ’20 tutt’altro che castigato) ma poi saprà riscattarsi.

 

Thymian (Maria in italiano, Louise Brooks) è la bella e ingenua figlia sedicenne del farmacista vedovo Henning (Josef Rovensky), uomo senza carattere che si approfitta delle proprie cameriere e governanti che vengono e vanno. Una di queste rimane incinta e si suicida ma un’altra riesce a farsi sposare e a dargli dei figli. Per la sua comunione Thymian riceve da una zia un diario che porterà sempre con se. Un giorno perché sconvolta dopo aver visto la cameriera suicida o per mancanza d’affetto o per andare via da quella casa, Thymian non respinge l’assistente del padre, il mefistofelico Meinert (Fritz Rasp), maiale anche più di Henning ma non partecipa attivamente... la scena è un diabolicamente ambiguo misto di romanticismo e violenza, sembra svenuta e la rivedremo così anche col primo cliente della ‘casa’. In seguito partorisce ma non si sposa, perciò suo figlio viene dato ad una donna dietro compenso (e quando tornerà a cercarlo le diranno che è morto) e viene rinchiusa in un istituto di correzione governato prussianamente da depravati aguzzini che scandiscono il tempo per ogni cosa che fanno le ragazze durante le loro giornate, piene ma vuote, (gesti ritmati con ritmo che cresce fino a portare - sembra anche a voi o sono io morboso - chi l’impartisce all’ orgasmo). Assistiamo a incredibili, impressionanti, episodi di vessazione e crudeltà ma anche a scorrerie indemoniate sotto le coperte da parte delle internate tanto obbedienti di giorno. Thymian scappa con un'altra ragazza perduta, l ’amica Erika che la porta in una casa di tolleranza. Impara a bere lo champagne e, tra momenti di allegria e altri di tristezza, a fare le altre cose che fanno in quei posti e torna la Louise Brooks col suo caschetto come in Lulù, ma qui riesce a non perdere del tutto la sua innocenza né la voglia di reagire. Il padre muore e lei regala i tanti soldi ereditati alla governante e ai suoi due fratellastri lasciati nel lastrico da Meinert che è riuscito ha farsi intestare la farmacia. Sposa prima un conte in bolletta che quando scopre che lei ha dato via tutti i soldi si suicida e poi sposa lo zio ricco del defunto e torna come contessa benefattrice all’istituto... non potete immaginare le facce dei suoi ex aguzzini che continuano a vessare la sua amica Erika ritornata all’ istituto e presentata come una ‘che continua a scappare dalle loro cure caritatevoli’. Thymian non si vergona di farsi riconoscere e porta via con se la sua sfortunata amica e forse faranno chiudere l’orribile riformatorio.

 

'Diary of a lost girl' ha 90 anni ma si trova in rete (con le didascalie tedesche sottotitolate in inglese) la bella versione restaurata dalla Cineteca del Comune di Bologna partendo dalle uniche tre copie positive d'epoca e si guarda con piacere ed interesse più di tanti film di oggi!

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