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Animali Fantastici 3: I Segreti di Silente

Regia di David Yates vedi scheda film

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La recensione su Animali Fantastici 3: I Segreti di Silente

di Malpaso
8 stelle

I segreti di Silente è un buon film d'intrattenimento che cerca di salvare la traccia politica lanciata dal suo predecessore.

La recensione che segue la trovate anche sul mio blog.

 

Seppur ambientata durante il tumultuoso periodo tra le due guerre mondiali, la serie di Animali fantastici rappresenta per J.K. Rowling l'incredibile opportunità di raccontare al grande pubblico il presente e le sue contraddizioni, grazie anche ad una “fortunata” coincidenza tra l'ambientazione, che è una scelta, ed il momento storico durante il quale questo terzo atto vede la luce.

 

Prima ancora di essere la storia degli esclusi, dei diversi, oltre a presentare il classico scontro tra bene e male, tra chi ascolta il cuore e chi lo lascia marcire, comunque tutte tematiche onnipresenti nei lavori della scrittrice scozzese, Animali fantastici – I segreti di Silente torna ad esplorare il rapporto tra l'uomo, il potere e la massa: dopo i caratteri cubitali della carta stampata e la forza del populismo, la Rowling mette sotto la lente d'ingrandimento una modalità che il potere ha di rappresentare se stesso, sfruttando il simbolismo per legittimarsi, plasmando sugli occhi del popolo un'immagine santificata, la messinscena farlocca di un'oligarchia corrotta.

 

Tra l'innocenza di Bambi ed un mondo magico che, ovviamente, riflette direttamente il nostro, I segreti di Silente non fa dietrofront rispetto alla decisa virata politica del suo predecessore, bensì ne lima gli spigoli, andando a giustificare, correggere ed approfondire la tanta carne al fuoco. Questo terzo capitolo degli Animali fantastici è sicuramente un film lineare e centrato, forte di una sceneggiatura narrativamente più snella rispetto alle precedenti, coadiuvata da un ritmo mai così equilibrato, frutto di un ottimo lavoro in sala di montaggio; tutto ciò nonostante le difficoltà intrinseche di un'opera dalla natura corale, sia a livello di spazi che di personaggi.

 

Sull'onda de I crimini di Grindelwald il regista David Yates imbastisce un racconto dall'impronta marcatamente dark, giocando in maniera inedita con alcuni elementi dei film di spionaggio, chiaramente proposti in salsa potteriana, ovvero con tanta magia ed ironia. Infatti, rispetto ad un secondo atto tanto coraggioso quanto desolatamente cupo, questa volta Yates non rinuncia a momenti di pura commedia, farcendo l'opera con alcune sequenze dallo humour squisitamente british, quindi confermando di trovarsi particolarmente a suo agio quando è tempo di virare sulla leggerezza. Inoltre, il regista inglese agghinda la pellicola con molte raffinatezze registiche, per esempio nell'uso espressivo delle luci in molti momenti di pathos oppure in sequenze dove piano reale e piano mentale si confondono senza soluzione di continuità; peccato invece per l'abuso di ralenti e di colori leggermente sovraccaricati nelle scene d'azione, le quali cozzano con l'eleganza che contraddistingue la regia dell'autore.

 

Se I segreti di Silente ha un problema grosso, è quello di essere un film di transizione, posto esattamente a metà di una pentalogia annunciata. Così, tra il dover aggiustare alcune problematiche ereditate da I crimini di Grindelwald e la necessità di portare relativamente di fretta la storia in una certa direzione, alcuni personaggi secondari vengono messi in ombra, si spera solo per il momento, in modo da concedere più spazio ad altri. Scelta vincente vista anche la resa dei due attori più attesi: Mads Mikkelsen, padre artistico di un Grindelwald meno folle, ma anche più mefistofelico di quello di Johnny Depp, e Jude Law, a cui viene finalmente concesso il giusto spazio per giganteggiare nella parte di un Silente stanco, scisso tra un amore logorante e la ragion di Stato.

 

Nonostante qualche titubanza, soprattutto per una trama a tratti tirata per i capelli, Animali fantastici – I segreti di Silente è un buonissimo film d'intrattenimento, capace di divertire in maniera intelligente e, soprattutto, con il pregio di portare avanti una riflessione sui nostri tempi, elemento sempre più inusuale nel cinema mainstream contemporaneo. Riflessione sicuramente tarpata dalle regole del box office, impietose nei confronti del ben più coraggioso ed esplicito secondo capitolo; quindi si cerca il compromesso, un po' di fanservice (poco e non invasivo, va detto) e si torna nel mondo magico potendo far finta che ad essere nel giusto sia sempre lo spettatore.

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