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Elvis

Regia di Baz Luhrmann vedi scheda film

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La recensione su Elvis

di Lina
4 stelle

Sterile tentativo di portare sullo schermo la biografia del re del rock'n'roll. Nonostante le scottanti e inedite rivelazioni sul rapporto di lavoro tra Elvis e il suo manager, il film non funziona. La trama è un collage frettoloso degli eventi che hanno segnato la vita di questo grande artista e la messa in scena è fredda, senz'anima.

Ennesimo tentativo mediocre di raccontare Elvis in un’opera cinematografica. Non è altro che un collage senz’anima degli eventi più importanti della sua vita.

 

Il cuore del film è la narrazione del colonnello Tom Parker, personaggio emblematico nell'esistenza del cantante. Lui, suo amico e impresario, sua guida e al contempo la sua rovina.

 

La narrazione risulta abbastanza pesante già dopo 10 minuti di visione e fa sembrare quest’opera più un documentario che altro. Forse è anche colpa del pessimo doppiaggio. Per me veramente insopportabile. Toglie al film quell’enfasi drammatica che avrebbe dovuto possedere, donandogli un’impronta tragicomica, quasi grottesca, che non gli appartiene.

 

Sicuramente buona l’interpretazione di Tom Hanks, ma non si può dire lo stesso di quella poco naturale e strampalata di Austin Butler, attore carino, per carità, ma in questo caso fuori parte e inguardabile nel ruolo del mitico Elvis. Proprio non convince. Una grande scelta sbagliata.

Neanche quando la telecamera lo riprende da lontano sembra il re del rock and roll. Troppo magro e faccia da eterno adolescente per avere la sua fisicità. Non basta imbottirsi i capelli di gelatina e lasciare un ciuffetto sulla fronte per assomigliargli.

 

Elvis era un’altra cosa. Era un uomo di una bellezza più unica che rara. Era una leggenda, era la rivoluzione della musica negli anni ’50 e ’60.

Il modo in cui Austin Butler lo scimmiotta quando è sul palco è patetico, roba da tirargli i pomodori contro.

Ce ne sono di impersonators migliori di lui!

Perché sceglierne proprio uno che negli abiti da palcoscenico del re del rock ci balla e quasi scompare, che non possiede alcunché di sensuale (il movimento pelvico non gli riesce bene, ma proprio no, no, no), che non ha il labbro sbilenco, non sa ballare e riesce a malapena a cantare qualche canzone degli esordi del mito in questione? La sua voce però non è gran cosa, personalmente posso dire di aver sentito imitatori migliori. Quando parla, poi, è un supplizio. A volte biascica o si mangia le lettere per emulare il modo in cui parlava Elvis, ma è così spinto nel farlo, da risultare fastidioso.

E poi è così pallido e cereo... traslucido quasi. Ma per favore!

 

Lo script può vantare dei buoni dialoghi, ma poco altro. L’atmosfera e la fotografia risultano molto cupe, lo stile è televisivo e lascia a desiderare, il ritmo è nevrotico e la trama non ce la fa ad approfondire a dovere gli avvenimenti che illustra. Offre un’idea assai generale di cosa possa essere stata la vita di Elvis, raccontando gli eventi con una certa fretta e concentrandosi più che altro e volutamente, sul suo rapporto con il colonnello Parker. Sono loro i veri protagonisti di questa biografia, ciò che li lega nel bene e nel male, mentre il resto diventa marginale.

 

Forse a oggi, è l’unico film-denuncia degli abusi e imbrogli del suddetto colonnello ai danni di Elvis, che ingenuo, scopre la verità quando è troppo tardi. Ormai gli ha concesso fiducia per troppi anni ed è stato come un pupazzo nelle sue mani, la gallinella dalle uova d’oro che si faceva manipolare per concedere benefici economici a entrambi (necessari per il colonnello), ma come argomento diventa parecchio monotono a un certo punto, e più di due ore di pellicola sono veramente estenuanti. Si seguono con fatica, anche perché sembra solo di vedere una telecronaca che elenca sapientemente i drammi, ma non riesce a fare sentire il tormento e i conflitti interiori di Elvis.

 

Non si avverte mai l’ombra di un po’  di pathos se non verso una delle scene finali (quella in cui Elvis parla in macchina con l’ex moglie che dimostra ancora di tenerci a lui). Tutto viene quasi sempre svolto, narrato e interpretato in modo meccanico. La messa in scena è fredda, non emoziona.

Ci sono momenti importanti, come la morte della madre di Elvis e anche il giorno in cui lui e la moglie divorziano che avrebbero dovuto scuotere un pochino l’animo umano sensibile, invece nulla. Vengono illustrati con molta superficialità e i dialoghi, per quanto ben scritti, da soli non bastano a fare percepire il barlume di un qualunque sentimento.

 

Graziosa e in parte Olivia DeJonge, l’attrice che ha interpretato Priscilla, ma ha avuto poco spazio perché quest’opera non è stata pensata come dramma romantico, bensì come un film che doveva mostrare la fine di un mito. Però ci riesce solo in parte. Non viene approfondito il suo personaggio con le sue manie, dipendenze e fissazioni.

Tutto ciò che resta è il discorso finale del suo manager, che gli rinfaccia la sua megalomania e il suo bisogno di denaro e successo, ovvero, la simbiosi che li lega e rende simili.

 

Viene accennato la brutta fine che faranno entrambi, ma in tutta la pellicola si intravedono solo vaghe sfumature di Elvis, l’uomo fragile, il divo vittima della sua stessa fama, che soffre per essere un drogato di amfetamine, che non riesce a trovare un equilibrio nella vita personale (anche se vorrebbe) e non sa resistere alle belle donne, amandole tutte e nessuna in verità, tradendo spesso e volentieri la giovane e devota moglie.

 

Trova posto solo un accenno fondamentale del suo lato artistico: pur essendo un bianco, amava suonare, cantare e muoversi come un nero. E via con articoli di giornali scandalistici contro di lui che è riuscito a rivoluzionare la musica tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60.

 

Un film biografico in definitiva inconsistente e vacuo, che sebbene voglia strafare raccontando Elvis in toto, non riesce ad accedere ai cuori degli spettatori, limitandosi a essere uno show prolisso e male narrato, che non brilla come i costumi con i lustrini che esibisce.

 

Peccato, mi aspettavo molto di più.

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