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Elvis

Regia di Baz Luhrmann vedi scheda film

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La recensione su Elvis

di supadany
8 stelle

Leggende immortali & raffigurazioni cinematografiche. Appurato che un biopic tira l’altro, che ogni occasione è buona per avviare una produzione fondata ed elaborata su un personaggio celebre e che il pubblico sembrerebbe non esserne mai veramente sazio, ogni sottocategoria fa storia a sé. In particolare, negli ultimi anni gode di ottima salute il binomio costituito da cinema & musica, basti ricordare il clamoroso successo commerciale ottenuto da Bohemian Rhapsody e i consensi incamerati da Rocketman (andando sullo streaming troviamo The Dirt: Mötley Crüe, mentre più indietro nel tempo va menzionato il cult The Doors), senza dimenticare tutte quelle pellicole che traggono linfa vitale direttamente da un florido – e spesso sterminato - repertorio musicale (per esempio, Yesterday e Mamma mia!).

A prescindere da qualsivoglia comparazione diretta/indiretta, Elvis diretto dall’australiano Baz Luhrmann oscilla in una dimensione a parte, costellato da tappe obbligatorie e arricchito da bonus imperdibili, contraddistinto da uno specifico e caratterizzante punto di vista, infine imbevuto dello stile del suo autore, raramente – e dopo tanto tempo - adoperato producendo un costrutto tanto sostanzioso e un’energia di tale purezza, in grado di mettere d’accordo critica e pubblico (gli incassi iniziali prefigurano il raggiungimento di un totale davvero ragguardevole, clicca qui per conoscere il dato aggiornato).

Quando per puro caso lo vede esibirsi con la sua band, il colonnello Tom Parker (Tom HanksForrest Gump, Philadelphia) intuisce immediatamente che il giovane Elvis Presley (Austin ButlerYoga hosers, I morti non muoiono) ha le potenzialità per diventare una stella di prima categoria.

Il loro rapporto agente/artista durerà per circa un ventennio, cominciando con un’ascesa verticale, per poi confrontarsi ripetutamente con i cambiamenti in atto negli Stati Uniti così come nelle sfere affettive, tra perdite dolorose e l’intromissione del vero amore, rappresentato da Priscilla (Olivia DeJongeThe visit, Better watch out), uscite di scena e ritorni di fiamma.

In tutto questo lungo viaggio, tappezzato di successi strepitosi ma anche di battute d’arresto, lo stesso sodalizio tra Elvis e Parker finirà per essere messo in discussione, aprendo ferite impossibili da rimarginare, destinate a lasciare segni indelebili.

 

Tom Hanks, Richard Roxburgh, Austin Butler, Helen Thomson

Elvis (2022): Tom Hanks, Richard Roxburgh, Austin Butler, Helen Thomson

 

Al contrario dei colleghi, che tendenzialmente preferiscono giocare in casa abbassando al minimo la soglia del rischio, tra quadri aggiustati limando gli angoli più controversi e adattamenti che scelgono scientificamente quali portate servire/accantonare, Elvis è un film contraddistinto da una rara generosità (le oltre due ore e mezza di durata sono indicative ma non dicono tutto), abbondante nell’offerta e fulmineo nel suo scattare da una fase a quella successiva, in un certo senso completista/enciclopedico per come stipa il taccuino di note e nozioni, per la molteplicità di temi e stati d’animo che sfiora e tocca, che abbraccia con pervasivo calore o uncina con proficuo vigore.

Dunque, si presenta come un biopic a più facce, diversificato e caleidoscopico, in simbiosi/sintonia con il suo autore Baz Luhrmann, decisamente in confidenza con la grandezza del personaggio e la varietà del contesto rappresentato, come non gli capitava da oltre vent’anni (Moulin Rouge!, Romeo + Giulietta), un lungo periodo di scarsa operatività, tra risultati modesti (Australia) e divisivi (Il grande Gatsby).

Praticamente, un film coast to coast che rompe gli indugi prematuramente rimboccandosi le maniche, che spreme il mezzo cinematografico con continui cambi di passo vivisezionando il soggetto per poi andare a fluttuare attorno a diverse cornici, intercettando le trasformazioni musicali, gli eventi che hanno segnato l’epoca, le impostazioni politiche, le forme di pensiero che configurano la società.

Una matassa concatenata che non concede tregua, che gioca d’anticipo e che ancheggia senza andare a scalfire gli equilibri filmici, passando con un’immutabile disinvoltura dal palco, con le movenze e lo sguardo sagittabondo di Elvis in combinazione con l’entusiasmo scalmanato e ormonale del pubblico femminile, alla vita privata, dai successi inimitabili agli intoppi che costringono a fare un pit stop, dall’olimpo dove tutto luccica e abbaglia all’inferno che annienta fisico e mente, dalle conquiste fino alle prigioni dorate.

Un modus operandi che non contempla la possibilità di fossilizzarsi su di un singolo step del ciclo, anche quando questo avrebbe potuto amplificare le scariche di adrenalina derivanti dalle esibizioni, che oltre a una cifra stilistica quanto mai personale e determinante, entra nelle dinamiche del mondo dello spettacolo, tra talenti da scovare e un pubblico in visibilio, scandali e performance, scegliendo di utilizzare come canale fondamentale quello istituito tra manager e star, che funziona garantendo un elevato rendimento anche in virtù della notevole qualità delle interpretazioni. Se Tom Hanks rappresenta una garanzia anche quando le ombre affiancano la luce di giustizia che fuoriesce dai suoi personaggi più rinomati (Salvate il soldato Ryan) ed etici (Il ponte delle spie), Austin Butler è una rivelazione impensabile, buca lo schermo andando oltre ogni più rosea previsione.

 

Austin Butler

Elvis (2022): Austin Butler

 

In definitiva, Elvis dispone di una cilindrata consistente e di un’iniziativa incessante, serra i ranghi ed esce dal seminato, sconvolgendo la prassi dominante che tende a semplificare le questioni e a rendere piane le narrazioni. Piazza ellissi prorompenti, coglie attimi e battiti, svaria tra botte di contagiosa euforia e fendenti che rimodulano le condizioni ambientali, con un montaggio parlante che mantiene – sempre e comunque – aperta la comunicazione tra il frontespizio e i tanti strati che lo circondano, tra il fuoriclasse e tutti i suoi contatti, tra gli elementi trainanti e quelli secondari che si affacciano anche solo per pochi minuti. In un assortimento inarrestabile, palpitante e tentacolare di attrazioni e imbonitori, gloria e avidità, smarrimenti e ritrovamenti, squarci e punti di sutura, sbandate e contorsioni, lutti e amicizie, tracolli e resurrezioni, sentieri irradiati dalla luce e arterie senza ritorno.

Travolgente e trasformista, vertiginoso e penetrante, funambolico e sgargiante.

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