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La fontana della vergine

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su La fontana della vergine

di OGM
10 stelle

Nel cinema nordico, la donna è un segnavia del percorso del male; la sua bellezza è il fragile specchio in cui si riflette la brutalità del mondo, infrangendolo, graffiandolo, rendendolo opaco. La sua malattia si chiama verità nascosta, che  è stregoneria occulta, peccato inconfessabile, trauma rimosso, e rimane rapacemente aggrappata alla sua anima, dentro cui scatena incubi e sortilegi. Nell'universo femminile di Bergman, alchimia e psicanalisi si mescolano, le allucinazioni si confondono con le apparizioni, le ossessioni con le preveggenze. L'oscurantismo medievale è il terreno umido di nebbia e sangue da cui fuoriescono quei fantasmi di carne ed immaginazione che sono le vergini sognanti, le amanti enigmatiche, le madri tormentate, e che, ovunque, proiettano intorno a sé l'ambigua ombra del mistero. Col loro essere/non essere sono il ponte invisibile tra la vita e la morte, tra l'innocenza e la colpa, tra il perdono e la vendetta; con la loro intrinseca completezza, rappresentano così i dilemmi di fondo che affliggono ogni spirito universale, capace di contemplare la totalità delle scelte possibili. A loro si contrappone la figura pratica e fattiva dell'uomo, che segue la prevedibile logica della concretezza, operando con le proprie mani. Per lui l'oggetto è materia, il possesso è merce, la creazione è strumento; laddove per lei, invece, ogni cosa diventa, in senso positivo o negativo, un veicolo della fantasia, che sia un rospo o una veste di seta. Tutto, intorno a lei, può diventare parte del suo giocoso incanto, che cambia il mondo dall'interno, sprigionando, con un tocco magico, le sue forze segrete, creando prodigiosi fenomeni nella natura come nella mente. In questo senso, La fontana della vergine pone, grazie ad un uso immaginifico e pregnante della narrazione, le premesse storiche e poetiche dell'approccio bergamaniano alla psiche femminile, che raccoglie e sviluppa, in profondità e complessità, la visione dreyeriana della donna come analitica rivelatrice dei drammi della società. 

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