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Sos laribiancos - I dimenticati

Regia di Piero Livi vedi scheda film

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La recensione su Sos laribiancos - I dimenticati

di passo8mmridotto
8 stelle

Dal romanzo di Francesco Masala "Quelli dalle labbra bianche", la storia tragica di un manipolo di militi sardi sul fronte russo della seconda guerra mondiale.

Quelli dalle labbra bianche - in sardo Sos laribiancos - sono i poveri, i diseredati, gli affamati.

Piero Livi racconta la storia di nove sardi caduti sul fronte russo durante la seconda guerra mondiale, nel caposaldo tre della linea K.

Nove sardi di Arasolé, villaggio immaginario simile a tanti altri villaggi sparsi per il mondo, dove la miseria è sempre uguale e tutto l'anno è quaresima.

Partendo dal romanzo "Quelli dalle labbra bianche" di Francesco Masala, e adattandolo con la sceneggiatura di Roberto Natale, Livi ottiene un doppio risultato, sovrapponendo le brutture e gli orrori della guerra vissuta in trincea dallo stesso Masala, alla vita nel paese di Arasolé, sino al momento della chiamata alle armi.

Vale la pena di conoscere i nove caduti tra le nevi ostili della pianura russa, così come si muovevano nella assolata Arasolé: Efisio Pestamuso, il fabbro, Antonio Nèula (noto Mammuthone, per la sua somiglianza alla maschera carnevalesca) di professione ciabattino, Peppe Brinca (noto Automedonte), fantino e domatore di cavalli, Gavino Malìa (noto Trik-trak), venditore ambulante di angurie, Michele Girasole (noto Sciarlò), muratore, Salvatore Merùla (noto Animamea), contadino, Matteo e Andrea Cocòi, gemelli caprai, e Don Adamo,

"principale" di Oevenza, finito al fronte nonostante le sue amicizie in alto loco tra i gerarchi fascisti.

Il racconto di Masala apre con la solenne commemorazione dei nove caduti vent'anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, ma Livi modernizza la storia partendo con una intervista a Daniele Mele, unico superstite tornato vivo dal fronte dopo essere stato fatto prigioniero dai russi.

Daniele Mele era il campanaro di Arasolé, e sapeva tutto di tutti i suoi compaesani, a partire dal parroco, prete Fele, sospettato di essere un impenitente donnaiolo, per finire con la nobile donna Filiana, moglie di don Adamo di Orvenza, e amante del fantino Automedonte.

Daniele Mele racconta con arguzia e abbondanza di particolari la vita dei suoi compaesani prima dell'arrivo delle "cartoline rosse" dal Distretto Militare, alternandoli alla vita disperata all'interno della trincea del caposaldo tre, dove si muore per il freddo, per le mine a strappo, per la fame.

Nel corso dell'intervista, scorrono bellissime immagini dell'immaginario Arasolé, con la sfilata dei Mammuthones di Mamoiada, "maschera del demonio, intagliata con un naso enorme, due occhi sbarrati e una grande bocca stravolta da una smorfia di dolore".

Delicato e privo di amoralità l'incontro segreto tra Automedonte e donna Filiana, pieno di significati il tentativo di Mammuthone e Pestamuso di mettere a cavallo di un asino prete Fele - per cacciarlo dal paese con ignominia - tentativo che si conclude con l'arresto dei due. 

Il film di Livi è stato prodotto per una distribuzione almeno nazionale, ma non ha raggiunto il successo che avrebbe meritato. Proiettato in poche sale, è poi scomparso, dimenticato. Eppure il film ha tutte le carte in regola - ancora oggi - per interessare i molti italiani e non solo che amano la Sardegna, il suo folklore, le sue usanze, i suoi paesaggi, la sua cultura. L'autore del romanzo è annoverato tra i migliori scrittori sardi del Novecento, ha firmato testi teatrali e raccolte di poesie bilingui, tradotte in diverse lingue in tutto il mondo.

Gli interpreti scelti da Livi sono tutti attori di prima scelta, recitano in diretta senza doppiaggio in perfetto italiano, con la loro cadenza sarda che finisce per ammaliare.

Un buon film, avvincente sin dalle prime immagini, che accompagna verso una profonda meditazione, e che non si dimentica facilmente.

 

Una curiosità e un ringraziamento: di Piero Livi ricordo una delle sue prime opere, "Visitazione" (reperibile in rete), durata 12', storia di un prete di campagna che ha una relazione con una parrocchiana, e viene cacciato dal piccolo borgo a cavallo di un asino.

Ringrazio il caro amico Cherubino che mi ha ricordato l'esistenza di questo film, che non merita di essere dimenticato.

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