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La carica dei 102

Regia di Kevin Lima vedi scheda film

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La recensione su La carica dei 102

di FilmTv Rivista
6 stelle

Ormai è un classico: “La carica dei 102”, rivisitato in chiave di “Le avventure di Crudelia De Mon” (De Vil in originale). Uno dei rarissimi casi felici di passaggio dall’animazione alla live action, grazie soprattutto alla vitalità e al sense of humour sfrenati con cui una star si è prestata a dare volto a una delle più proverbiali cattive disneyane e corpo alle umiliazioni e ai disastri cui viene sottoposta dalla illogica comicità dei cartoon. Sia questo film, diretto dal cartoonista Kevin Lima, che il precedente, di Stephen Herek, sono il trionfo della presenza scenica di Glenn Close, delle sue sopracciglia arcuate, i suoi zigomi prominenti, la sua bocca dilagante, i suoi inverosimili capelli bicolori, del tempo comico con cui sa trasformarsi in un disegno animato degno della crudeltà e dell’autolesionismo dei classici della Warner. E naturalmente il trionfo di quel grandissimo costumista che è Anthony Powell e di un altro divo senza ritegno e senza paura: Gérard Depardieu, che qui fa la spalla di Crudelia, il famoso pellicciaio Le Pelt, costruito da Powell come una sintesi degli stilisti Karl Lagerfeld, John Galliano e Jean-Paul Gaultier. L’apparizione di Le Pelt in passerella, quando si sfila maestosamente il mantello e resta in tutina short leopardata, incurante del fisico non proprio asciutto e trionfante, dimostra che certi attori, dalla loro altezza, possono fare tutto e non sminuirsi mai. Per il resto, il film scivola sulla traccia narrativa consueta, su un addestramento stupefacente degli interpreti a quattro zampe (e sugli effetti speciali digitali, che hanno dato una mano a Nuvolina nelle sequenze pericolose), su qualche rimbalzo ironico (il tema delle biciclette che prendono il volo di “E.T.”, che echeggia nel momento in cui il pappagallo Garibaldi, convinto di essere un cane, si decide a volare), di autocitazioni disneyane azzeccate (il montaggio alternato di Lilli e il Vagabondo che mangiano gli spaghetti e dei due giovani protagonisti umani che si comportano esattamente come loro). Fino al crollo finale di Crudelia (la seconda signora, dopo la “fattora” di “Galline in fuga” a finire in un impasto per dolci).

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 5 del 2001

Autore: Emanuela Martini

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