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Assassinio sull'Orient Express

Regia di Sidney Lumet vedi scheda film

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La recensione su Assassinio sull'Orient Express

di Furetto60
8 stelle

Grandissimo film di Lumet. Ispirato al leggendario romanzo di Agata Christie.

L’incipit di tre minuti completamente muti, in cui si sente solo la musica di Bennet ad accompagnare brevi spezzoni in flashback, con immagini sgranate, colori sbiaditi e fittizi spezzoni di repertorio, e qualche prima pagina di giornali, serve a introdurre lo spettatore nella storia, consegnandogli subito le preziose  notizie e indicazioni relative al rapimento della piccola Daisy Armstrong, ispirato alla Christie, dal famigerato sequestro del figlio dell'aviatore Charles Lindbergh.Nel 1930 a Long Island viene dunque rapita la piccola Daisy che, malgrado il pagamento del riscatto, viene trovata uccisa. La madre Sonia Armstrong, in stato gravido, ne muore di crepacuore, con il nascituro, il padre si suicida e anche una giovane domestica, ingiustamente sospettata, si toglie la vita. L'assassino,che viene individuato, catturato, e giustiziato è però solo un sicario e non il mandante, che rimane impunito.Cinque anni dopo, il latitante Cassetti, nascosto dietro la facciata di uomo d’affari, rispettabile,con il finto nome Ratchett, viaggia sull'Orient Express diretto a Calais. Sullo stesso treno c’è Hercule Poirot famoso e geniale investigatore inventato dalla magica penna di Agata Christe,che agisce con discrezione ed efficacia chirurgica, sagace e intuitivo, a caccia di colpevoli, dotato di uno spirito di osservazione maniacale e un istinto da segugio, scruta e studia, con sottile arguzia le dinamiche criminali, per riuscire a stanare i delinquebti, che si macchiano di gravi reati. Dotato di grande senso dell’humor tutto british e di graffiante ironia è un uomo eccentrico e tenace, ma soprattutto arguto e fine conoscitore dell’animo umano. Durante la notte Ratchett, viene trovato morto nel suo scompartimento, ucciso da 12 coltellate e intanto, una slavina blocca il treno per molte ore nella vecchia Jugoslavia. Il direttore del treno Bianchi, preoccupato dello scandalo, chiede a Poirot di risolvere il caso,prima dell’arrivo della polizia. Poirot scopre presto l’identità reale di Ractchett,che non è altro che il Cassetti di cui sopra, assassino in fuga dall’America e soprattutto presunto mandante dell'infanticidio di cui si parla nell'introduzione,che ovviamente ha un bel po’ di nemici, infatti parecchi passeggeri dell'Orient Express, sembrano aver avuto in precedenza rapporti non benevoli e motivi di acredine, con lui. Bloccato con tredici passeggeri, tutti sospettati, il celebre detective improvvisa e conduce un'indagine esemplare, facendo emergere contraddizioni, bugie e sotterfugi, di tanti, che lo condurranno dove nemmeno lui aveva previsto, attraversando, penetrando e scavando nei meandri della psiche dei  viaggiatori, per indagare su questo delitto e ricostruire i fatti che lo hanno determinato, e soprattutto  individuarne il colpevole. Mentre le prime verità su questa persona e sui suoi legami,iniziano a venir a galla, l'intreccio sembra farsi sempre più complicato, fino all’ inaspettata conclusione, che scompagina ad arte qualsiasi aspettativa, dimostrando tutta la magica maestria della Christe, che era una giallista di impareggiabile talento."Assassinio sull’Orient Express"del 1974 fu la prima trasposizione del capolavoro dell’ insuperabile scrittrice,ed era un film meno sontuoso e più sobrio rispetto alla versione del 2017.Lumet fu attentissimo e scrupoloso nella cura dei dettagli, con una sceneggiatura molto aderente al testo letterario, priva di sbavature e ricca di intriganti sfumature dialettiche. Il cast, naturalmente, era strepitoso, cominciando dal celeberrimo attore shakespeariano Albert Finney nei panni di Poirot, continuando con mostri sacri della Hollywood d'oro, come Lauren Bacall e Igrid Bergman, Vanessa Redgrave e Jacqueline Bisset. E in ruoli secondari vecchie glorie come Sean Connery e il leggendario Anthony Hopkins.A differenza della nuova versione, questo film, si muoveva entro un’atmosfera meno cupa e la regia aveva un tocco più delicato,con  diversi elementi leggeri e qualche sprazzo di comicità, che rendevano la pellicola più frizzante. Il tema fondamentale su cui ruotava la storia, è l’ineffabile natura umana, spesso difficilmente intellegibile e il senso e valore della giustizia. Quella terrena ovviamente perchè quella divina è imperscrutabile, il concetto di giustizia peraltro è relativo, molte volte non coincide con la coscienza e i piatti della bilancia pendono ora da una parte ora dall’altra, non in equilibrio, che nella realtà oggettiva non esiste, perché spesso la giustizia non è morale e la morale non è giustizia.Insomma attraverso questo dubbio,l’animo di Poirot si dibatte , cercando risposte dagli altri, ma soprattutto da se, dalla sua coscienza. Hercule Poirot si percepisce come una persona riflessiva e razionale reputando l’omicidio un'aberrazione,che non dovrebbe appartenere all’uomo, eppure, nonostante questo suo rigore morale, si trova a dover fare i conti con la propria emotività e con i sentimenti, mettendo di fatto in dubbio tutto ciò in cui, fino a quel momento, aveva creduto.

Splendido “murder mystery” targato Lumet, proprio nella misura in cui aderisce alle convenzioni del genere, facendo leva e sfruttando magificamente il grande potenziale "cinematografico"del romanzo, affidandosi proprio alle suggestioni offerte dal testo stesso, di impianto decisamente teatrale, nell’accezione più nobile del termine, esibisce una cornice elegante e raffinata, ma senza sconfinare nell’esternazione barocca del suo omologo del 2017.

Grandissimo film.

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