Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
In un dato momento Robert Zemeckis ha cambiato modo di fare cinema. C’è stata una sorta di migrazione dal genere fantastico di inizio carriera a quello thriller fino a ad approdare in quello sentimentale di cui, il maggior protagonista sembra essere Tom Hanks che, dopo essere stato il interprete assoluto di Forrest Gump torna ad essere diretto dal regista statunitense in questo dramma dal sapore avventuroso che è bello solo a tratti.
Chuck Noland è un impiegato dalla FedEx che ha una vita soddisfacente divisa tra il lavoro che adora e la donna che ama. Un improvviso impegno di lavoro lo costringe a partire per la Malaysia ma, l’aereo su cui viaggia, precipita e lui si ritrova da solo su un’isola deserta.
Ora, finché si tratta di raccontare la semplicità della vita di un comune impiegato o piuttosto del mostrare le angusti della natura, quando lo stesso comune impiegato è costretto a fare i conti con la solitudine di un ambiente deserto e incontaminato, Zemeckis riesce a dare il meglio di se e fino a che il suo adorabile Chuck, chiunque è capace di creare empatia con lui grazie al grande Hanks, si trova sull’isola, barbuto e capelluto, dimagrito e quasi impazzito va tutto bene ma, quando dal mare arriva l’ancora di salvezza, anzi la vela per andare verso la salvezza e quel mondo parallelo creato si dissolve, con esso scompare anche l’attenzione dello spettatore che si inabissa verso una fase discendente che non si riprende mai.
Lo stesso finale che tenta di possedere l’intenzione di speranza, finisce per sembrare forzato da un lieto fine obbligato che non era più necessario già dalla sua partenza dall’isola, perché già compiuto dal salvataggio in mare così improbabile da risultare incredibile ma di cui ci si sente partecipi, non quanto quel tentativo estremo di volergli assegnare per forza l’altra metà della mela che finisce per sembrare acerba dopo che l’amore perfetto ancora in forze e palpitante decide la strada della redenzione pur di non dare di se stessa (o della donna in generale) l’idea sbagliata. Ah se solo quella sceneggiatura fosse stata più corta … o più coraggiosa?
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