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L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente

Regia di Bruce Lee vedi scheda film

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La recensione su L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente

di sasso67
8 stelle

La trama è elementare e costituisce il pretesto per le esibizioni atletiche di Bruce Lee, qui anche in veste di regista. Ormai consapevole di sé stesso, e purtroppo alla fine della propria breve parabola (questo è il suo ultimo film completo), Lee sbarca a Roma, dove fa subito una bella (per modo di dire) panoramica sui luoghi più turistici e più cinematograficamente abusati, come se per andare dall'aeroporto all'appartamento della cugina, che è evidentemente in periferia, si dovesse passare davanti alla Fontana di Trevi. A Roma Chen deve aiutare una cugina che gestisce un ristorante cinese, entrato nelle mire di un boss della droga che, chissà perché, vuole proprio quel ristorantino per farne la centrale del traffico degli stupefacenti. Chen, timido e sopraffatto dalla diarrea, sgominerà la banda dei criminali cialtroni e dimostrerà ad amici ed avversari la superiorità del cinese kung fu rispetto alla disciplina giapponese del karate. La trama e gli espedienti cinematografici sono abbastanza elementari, con l'eroe solitario e taciturno, la bella ragazza onesta, il traditore, i cattivi un po' rincoglioniti e il coro in funzione comica (i camerieri del ristorante), uno schema che verrà successivamente sfruttato più volte - moltiplicato però per due - da Bud Spencer e Terence Hill, ma Bruce Lee è talmente simpatico, con quegli occhietti mobili e le movenze da marionetta bonaria che il film scorre via veloce e piacevole, nonostante siano passati più di trent'anni da quando fu girato. Lavori analoghi incentrati su campioni di arti marziali come Chuck Norris (che qui compare nelle vesti, pelose, dell'antagonista), Steven Seagal o Jean-Claude Van Damme, a parte qualche coreografia, non hanno aggiunto granché a quanto detto dall'attore sinoamericano (che era nato a Los Angeles nel 1940). Il gattino inquadrato più volte durante il combattimento al Colosseo con il campione americano di karate simboleggia bene la vitalità (nonupla?) di questo cinesino solo apparentemente indifeso.

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