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Jules e Jim

Regia di François Truffaut vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Jules e Jim

di yume
10 stelle

“È un lavoro di alta precisione. Questo ragazzo ha davvero il dono del cinema..." (Jeander, "Libération", 29 gennaio 1962)

1960Italia, La dolce vita secondo Fellini, 1961, Francia, la vita dolce secondo Truffaut,.

Di qua e di là dalla catena alpina visioni, uomini, donne, parole, musica, libri, cinema, illusioni e sconfitte.

 

Nessun confronto possibile, ma il presente descritto da Fellini e il passato raccontato da Truffaut convergono in un momento della storia d’Europa in cui si ricominciò a sognare per poi dover smettere subito dopo.

Segnali, scricchiolìi, preveggenze, tutto collaborava in quegli anni che spezzarono in due il secolo, e la dolcezza finì ben presto per naufragare, come la balena spiaggiata di Fellini, come la macchina che vola giù dal ponte rotto di Truffaut.

 

Il mondo di Jules e Jim è l’inizio del secolo, quando la belle èpoque correva veloce verso la catastrofe al ritmo dei valzer viennesi.

La guerra, quella Grande (come se si potessero dire Piccole le altre!) è lì a due passi, ma come accorgersene in quei deliziosi paesini che fanno da cornice alle vacanze di Jules, Jim e Catherine, nella Parigi dei bistrots e dei lungosenna, nei corridoi del Louvre dove nel ’64 Godard farà correre il terzetto che Truffaut aveva collocato tre anni prima sul ponte in una corsa identica?

 

Si correva verso la catastrofe, e l’unica vittoria, dice la voce off, è che Jules e Jim siano riusciti a non uccidersi tra loro, questa era stata la preoccupazione di entrambi, amici prima della guerra, nemici in guerra, amici dopo.

Una storia assurda, quella d’Europa, ma questa è.

I due si conoscono a Parigi.

Jules, buono, disarmato e austriaco, recita la Marsigliese al telefono a Jim per dimostrargli quanto bene abbia imparato il francese.

Jim, intellettuale raffinato è anche un dandy navigato che lo introduce in palestre di boxe e serate con donnine intercambiabili.

Sembra che la vita dolce dei due amici non debba mai finire e quando arriva Catherine il cerchio si chiude.

Catherine è la donna che ha il sorriso di quella scultura in pietra che aveva magnetizzato i due amici.

Quando trovi quel sorriso che fai? Lo segui” e lo seguiranno entrambi, in un’alternanza amorosa che sconfigge ogni schema, di un’amoralità seducente, che trascina chi guarda impedendogli anche un solo guizzo di pensiero divergente.

Quello è amore, o non è.

 

Non so se sia fatta per avere un marito, dei figli ... Ho la sensazione che non sarà mai felice su questa terra: Catherine non sembra una donna reale, forse non è fatta per un solo uomo”.

 

Questa è Catherine, la donna intorno a cui ruota il mondo, Musa di una storia d’amore dove l’amore c’è tutto, nell’infinita moltiplicazione delle sue forme, ma il genio di Truffaut sa come renderlo impalpabile come una bolla di sapone.

Al centro del film c’è la guerra, pochi minuti, ma una delle guerre più vere mai viste sullo schermo.

Nel dopo nulla è più come prima, la leggerezza è finita, gli amori restano ma non hanno più l’innocenza delle corse sui prati, l’allegria dei travestimenti, l’incoscienza della giovinezza.

Al Père Lachaise, il monumentale e malinconico cimitero sopra una delle sette colline di Parigi, la storia si chiude in una bassa luce fredda che stringe il cuore, certo la vita non è la favola bella che a volte sembra, bisogna purte scrivere FIN sullo schermo.

 

A monte del film c’è il libro di Henri-Pierre Roché che racconta una storia autobiografica.

Per Truffaut fu amore a prima vista.

“È stato nel 1955 che ho scoperto il romanzo di Henri-Pierre Roché, Jules e Jim, tra altri libri di occasione in mostra nella libreria Stock di Place du Palais-Royal. Ciò che attirò la mia attenzione fu il titolo: Jules e Jim! Fui subito sedotto dalla sonorità di quelle due J. Poi girando il volume per leggere nel retro di copertina la nota biografica, vidi che l'autore, Henri-Pierre Roché, era nato nel 1879 e che Jules e Jim era il suo primo romanzo. Ma allora, pensai, questo scrittore debuttante ha adesso settantasei anni! Come può essere un primo romanzo scritto da un settantenne?
Fin dalle prime righe mi innamorai della prosa di Henri-Pierre Roché.
Jules e Jim è un romanzo d'amore in stile telegrafico, scritto da un poeta che si sforza di far dimenticare la sua cultura e che allinea le parole e i pensieri come farebbe un contadino laconico e concreto. Leggendo Jules e Jim ebbi la sensazione di trovarmi di fronte un esempio di ciò che il cinema non riusciva mai a fare: mostrare due uomini che amano la stessa donna senza che il pubblico possa fare una scelta affettiva tra questi personaggi, tanto si trova costretto ad amarli tutti e tre nella stessa misura. Ecco l'elemento, anti-selettivo, che mi toccò di più in questa storia che l'editore presentava così:

 Un amore puro a tre. In una delle mie prime lettere, dissi a Roché che, se un giorno avessi potuto fare del cinema, mi sarebbe piaciuto girare Jules e Jim.. Decidemmo che, venuto il momento, io avrei deciso la struttura della sceneggiatura mentre lui stesso avrebbe scritto i dialoghi che prevedeva, con le sue stesse parole, "radi e serrati".

[...]
Ed eccoci all'inverno 1958-59. Sto girando
I quattrocento colpi. Per farvi un'apparizione amichevole di un minuto, Jean-Claude Brialy viene e mi fa la sorpresa di portare con sé Jeanne Moreau. Improvvisiamo dunque una scenetta, girata in fretta a causa della pioggia e del freddo e, entusiasta dell'attrice, spedisco quattro sue foto a Henri-Pierre Roché, domandandogli un parere. Il 3 aprile 1959 mi risponde: "Mio caro giovane amico, ho ricevuto la sua bella lettera!... Mille grazie per la foto di Jeanne Moreau. Mi piace. Sono contento che le piaccia Kathe.

Spero di conoscerla un giorno; venite a trovarmi quando volete, vi aspetto".
Ricevo questa lettera il 5 aprile, quattro giorni dopo Henri-Pierre muore, dolcemente, seduto nel suo letto mentre gli stanno facendo la solita banale iniezione quotidiana al braccio.
Finalmente nel 1961 mi decisi a girare
Jules e Jim. Lo scrittore che doveva comporre i suoi dialoghi radi e serrati non c'era più, ma io e Jean Gruault ci sforzammo di restargli fedeli e, del resto, Jules e Jim è probabilmente l'unico film della nouvelle vague ad avere un commento così ampio; condotto dalla voce fuori campo, è quasi interamente tratto dal libro.” François Truffaut

 

Helen Hessel, la Catherine del film, scrisse al regista:

“Sono, a 75 anni, ciò che resta di Kathe, la temibile eroina del romanzo di Pierre Roché, Jules e Jim. Può immaginare la curiosità con cui ho atteso il momento di vedere il suo film sullo schermo. Il 24 gennaio sono corsa al cinema. Seduta in quella sala scura, temendo somiglianze camuffate o paralleli più o meno irritanti, sono stata molto presto afferrata dal potere magico, il suo e quello di Jeanne Moreau, di resuscitare ciò che è stato vissuto ciecamente. Che Pierre Roché abbia saputo raccontare la storia di noi tre tenendosi sempre molto vicino al susseguirsi degli eventi, non ha nulla di miracoloso. Ma quale disposizione d'animo in lei, quale affinità ha potuto illuminarla fino al punto di rendere sensibile l'essenziale delle nostre intime emozioni? Da questo punto di vista, io sono il suo unico autentico giudice, perché gli altri due testimoni, Pierre e Franz, non sono più qui per poterle dire il loro 'sì'. Con affetto, caro signor Truffaut.” (Helen Hessel, lettera a François Truffaut, in François Truffaut. La biografia, Lindau, Torino 2003)

 

La critica fu unanime nel salutare l’arrivo di un giovane Maestro nel mondo dei colossi del cinema. Tre anni prima il debutto nel lungometraggio, I quattrocento colpi, e fu subito capolavoro. Con Jules e Jim si raddoppia:

“È un lavoro di alta precisione. Questo ragazzo ha davvero il dono del cinema. Le sue immagini, il ritmo che vi imprime, la sua abilità nelle dissolvenze, le sue inquadrature, la luce che, da abbagliante all'inizio del film, si attenua insensibilmente quando il vaudeville volge in tragedia, per finire nel tenue chiaroscuro del cimitero: tutto ciò è fatto da grande cineasta con uno stile e una purezza d'espressione assai rari.” (Jeander, "Libération", 29 gennaio 1962)

_________________________

Una curiosità su cui val la pena soffermarsi:

Jim, scrittore discontinuo, animo tormentato, dice a Jules: “ Un giorno tornerò alla letteratura con un romanzo d'amore, e i personaggi saranno gli insetti.”

Nelle sale parigine la prima uscita del film nel 1962 fu preceduto daVies d'insectes, cortometraggio sugli accoppiamenti delle libellule girato da Claude Roché, figlio di Henri-Pierre.

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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