Regia di Lo Wei vedi scheda film
All'inizio del secolo, prima della guerra Cino-Nipponica e la rivoluzione di Mao, la tensione tra i due popoli era già alle stelle: in particolare, erano i Cinesi soggetti alle discriminazioni dei giapponesi, più ricchi e potenti. Le rivalità tra una scuola di karate giapponese e una di Kun fu cinese diventano esasperate, dopo l'assassinio del maestro cinese: sarà Chen (Lee), l'allievo ribelle a vendicarlo.
Come nei western, c'è la netta separazione tra buoni e cattivi, coincidenti rispettivamente con i poveri (cinesi) e ricchi (giapponesi), assisitiamo all' assassinio del 'buono', in questo caso il maestro, la guida spirituale del popolo in rivolta (personificato dagli allievi della scuola cinese) e il protagonista, ribelle, irrequieto e temerario eroe, rappresenta la futura speranza per la liberazione. Tra la solita dose dinamica di combattimenti, in stile 'uno contro tutti' (un po' come da noi contemporaneamente avveniva, seppure in chiave parodistica, nei film di Bud Spencer e Terence Hill), anche se ancora poco realistici e non molto spettacolari, assistiamo all'immancabile storia d'amore tra il protagonista e la giovane fanciulla di turno, dedita ai lavori domestici, incarnazione della purezza delle genti delle campagne.
Un cult del cinema di arti marziali: ne saranno debitori Tarantino e Kitano.
Tra il dolce e il cupo, con il solito fascino orientale.
Incarna la dolce purezza della povera ragazza di campagna, innamorata del giovane eroe.
La leggenda del Kung fu, l'inventore del Jet Kun Do, mostra buone abilità recitative. Per quelle acrobatiche, non c'è bisogno di spiegazioni.
Suggestiva messa in scena, sia nei momenti più introspettivi, sia nelle scene (caotiche) di azione.
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