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Todo modo

Regia di Elio Petri vedi scheda film

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La recensione su Todo modo

di alan smithee
8 stelle

Una misteriosa epidemia miete vittime nella grande città, ove regna sconcerto, paura e confusione. Accompagnati da autisti in lussuose auto blu, una schiera di uomini di potere ed esponenti politici di richiamo nazionale, si riunisce presso una avveniristica residenza blindata, ove si è deciso si tenga l'ormai consueto incontro di raccoglimento spirituale a cui sono soliti partecipare questi uomini potenti.
La guida è ancora il carismatico don Gaetano, prete assai influente tra i politici che si riuniscono presso il suo cospetto ad espiare le loro colpe, tornando poi alla vita consueta come rinnovati.
I politici sono i principali esponenti della forza democratica e cristiana che detiene la maggioranza e governa il paese, assieme ad altri alleati che scodinzolano di fronte alla possibilità che viene loro data di far parte della maggioranza.
Un prevalenza politica che si poggia sull'attaccamento alla chiesa per ricevere consensi, e che ostracizza la principale forza di sinistra, nonché suo acerrimo nemico, estraniandolo da ogni iniziativa ed addossando su di lui ogni sorta di responsabilità su ciò che accade fuori, probabilmente anche su ciò che deriva dall'epidemia in atto.

Tra i personaggi politici di spicco, M, il Presidente è l'uomo che domina la scena, col suo fare mansueto ma carismatico, conciliante ma determinato, forte di una sua prostrazione devota verso una dottrina cattolica che lo trasforma in qualcosa di simile ad un apparente umile servo del Signore, che tuttavia non riesce a rinunciare alla brama di potere che da anni detiene e lo rende invidiato da tutti.
Tra baruffe, litigi, screzi e pettegolezzi, la abituale solennità della cerimonia lunga tre giorni, viene scossa, oltre che dalle notizie circa il proliferare dell'epidemia misteriosa, da una serie di efferati delitti che finiscono per decimare uno per uno i più deprecabili elementi di quella congrega di esponenti del potere in carica.
L'assassino è il maggiordomo... o qualcosa di simile, ma poco importa. Quello che preme a Elio Petri, che ancora una volta si dimostra arguto e scaltro indagatore dei malesseri tipicamente italici come la corruzione o la collusione tra poteri di stato e malavita, è delinearci i tratti di un palcoscenico degli eccessi, peraltro non molto più grotteschi di quanto la nostra storia politica ci abbia dimostrato nella vita reale del paese.
Lo sfondo pseudo catastrofico dell'epidemia in corso, diviene, agli occhi di oggi, quasi una preveggenza rispetto a quanto abbiamo vissuto in questi mesi di emergenza da Covid 19.

La forza del film, diretto con la consueta abilità a cui Petri ci ha abituato dagli esordi, è la cupezza dell'atmosfera, e la forza carismatica, grottesca e sopra le righe dei personaggi coinvolti, tutti inquietanti, tutti mostruosi da meritarsi la fine infausta a cui sono destinati uno dopo l'altro. Personalità di prima grandezza, a partire dal Presidente, a cui Gian Maria Volonté offre una interpretazione dai risvolti inquietantemente mimetici nel rappresentarci a tutti gli effetti il leader assoluto della Democrazia Cristiana di quegli anni, personaggio che l'attore interpretò nuovamente negli '80 in un biopic famoso di Giuseppe Ferrara, Il caso moro (1986).
Notevole è pure il ruolo di Don Gaetano, che Petri affida ad un motivato Marcello Mastroianni, prete che mescola in modo inscindibile fede e devozione verso il suo dio, e appassionata risolutezza verso il compromesso politico e un incontrollato fascino del comando.     
Tratto dall'omonimo famoso romanzo di Leonardo Sciascia, Todo modo (ovvero "Todo modo para buscar la voluntad divina" secondo gli insegnamenti di uno dei padri più ispirati dell'esercizio spirituale, padre Ignazio di Loyola, religioso spagnolo vissuto tra il '400 e il '500) ebbe una vita assai travagliata in sala, presso cui fu sequestrato per i contenuti scottanti ed allusivi che lo resero ostico al partito di maggioranza, e quasi ignorato dai comunisti, impegnati in quel periodo nella ricerca del "compromesso storico" col partito cattolico al governo.

La sorte dell'esponente della Dc Aldo Moro, rapito e ucciso dalle B.R., non fece che rendere la vita ancora più difficile al film, che sparì dalla circolazione per oltre un decennio.
Resta un film arguto e pungente, avveniristico ed anticipatore di scenari anche apocalittici per nulla impossibili, grottesco e satirico al punto giusto per risultare qualcosa di più complesso di un semplice intrigo giallo, che di fatto passa in sordina rispetto a tutto il materiale inquietante e sinistro su cui la storia finisce per sbilanciarsi.
 
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