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Anima bella

Regia di Dario Albertini vedi scheda film

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La recensione su Anima bella

di Gangs 87
7 stelle

Gioia ha appena compiuto diciotto anni ma la sua vita, che dovrebbe essere caratterizzata dalle preoccupazioni e dai pensieri tipici dell’adolescenza, è invasa da un problema insormontabile: suo padre, l’unica persona cara che le resta al mondo, è soggiogato dal gioco d’azzardo.

 

Ancora una volta Dario Albertini decide di raccontare una storia adolescenziale, dopo il suo esordio Manuel presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ci catapulta nella sacrificata vita di Gioia, interpretata da Madalina Di Fabio, ragazza solare e volenterosa che passa le sue giornate prendendosi cura del padre e della comunità che la circonda fin quando la ludopatia dell’uomo che più ama, dell’unico affetto che le rimane, non inquina la loro semplice esistenza.

 

Lo sguardo di Albertini che non si impone mai come un giudizio, risulta ammirato, quasi al servizio del sacrificio di Gioia, tentando invano di rappresentarci il suo punto di vista, la segue da una prospettiva ravvicinata, a tal punto singolare da risultare quasi impenetrabile. Le comprensibili quanto coraggiose scelte dai conseguenti risvolti prevedibili e quel dramma del banale che aleggia per tutta la durata, rendono la pellicola poca empatica, incapace di trasmettere quel pathos necessario a generare il coinvolgimento di colui che guarda, estraneo e poco partecipe di ciò che sullo schermo si sussegue.

 

La scelta di affrontare il dramma del gioco d’azzardo patologico genera nel film un’attrazione, solo in parte lecita, dettata forse dalla curiosità legata ad un mondo quasi sconosciuto, e dall’approccio adolescenziale che Gioia decide di avere verso questo invadente problema; anche se le sue scelte sembrano dettate da una maturità non consona alla sua età, i risvolti che ne conseguono non potrebbero essere diversi sarà anche per questo che la prevedibilità è sempre dietro l’angolo e finisce per inquinare una sceneggiatura dal cospicuo potenziale che sembra non possedere l’estrema audacia di puntare sui personaggi che la compongono che restano sopraffatti, quasi oscurati, dalla realtà che li circonda.

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