Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Inutile girarci intorno: Fulci è amato ed odiato. Esistono poche vie di mezzo nella definizione critica del compianto regista romano e allo stesso tempo anche i suoi film più riusciti vengono spesso messi sul braciere della critica più raffazzonata, più superficiale (quella attenta – volente o nolente – agli effetti speciali) o più snob.
“Paura nella città dei morti viventi” non è un film di zombi (non c’è alcun rito voodoo o rimando sociale romeriano), i morti viventi sono morti che ritornano sulla terra dopo che un prete, uccidendosi, ha spalancato una delle porte dell’inferno la vigilia del giorno di Ognissanti. Da quel momento Dunwich, città lovecraftiana magistralmente trasferita nelle cittadine statunitensi di Savannah e Midway (Usa, Georgia), diventa il “teatro della crudeltà” dal quale una via d’uscita è data solo dall’irrazionalità.
Vincono la magistrale fotografia di Salvati e una colonna sonora di Frizzi che rimarrà nella storia. Ad un passo dal capolavoro.
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