Uno dei film simbolo della mia infanzia che, nonostante non sia invecchiato benissimo e quindi possa far sorridere uno spettatore più giovane abituato a ben altri stili, ritmi e linguaggi, regala un'ora e mezza di tensione e paura.
L'atmosfera che si respira a Dunwich, cittadina sempre avvolta da una fitta nebbia per tutta la durata del film e teatro delle orribili morti di cui parlerò più tardi, è alienante, come lo sono i dialoghi volutamente sconnessi e sconclusionati dei suoi abitanti.
Da antologia almeno tre delle tante scene che disturberanno gli spettatori più impressionabili:
La scena della sepoltura, in cui la medium protagonista si sveglia dalla sua morte apparente e cerca di scalfire la bara con le unghie, fino a farsi sanguinare le dita.
La scena in cui una giovane ragazza, appartatasi in macchina con il fidanzato, vomita gli organi interni (*)
La scena in cui il sempliciotto interpretato da Carlo de Mejo ( il personaggio meglio riuscito a mio parere), accusato di essere il responsabile dei terribli omicidi, viene ucciso con un trapano di un macchinario da lavoro.
*Due note su questa scena:
A quanto pare l'attrice in questione ha dovuto tenere in bocca vari organi interni animali, per poi espellerli al momento della ripresa; questa scelta del regista causò veri conati di vomito alla ragazza. Inutile dire che la sequenza non ha fatto altro che acquisire ancora più realismo. Mentre negli ultimi secondi, in cui la fuoriscita di budella è ormai veloce e inarrestabile, si può palesemente vedere che è stato usato un manichino.
Tarantino considera questo film uno dei suoi preferiti, tanto che ha voluto citare questa scena nel suo "Kill Bill - Volume 1". (La scena in questione è quella del combattimento fra i folli e Uma Thurman)
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