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Nostalgia

Regia di Mario Martone vedi scheda film

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La recensione su Nostalgia

di alan smithee
5 stelle

locandina

Nostalgia (2022): locandina

FESTIVAL DI CANNES 75 - CONCORSO

"La conoscenza è nella nostalgia. Chi non si è perso non possiede" - Pier Paolo Pasolini

Così opportunamente si apre l'adattamento che un prolifico e in piena forma Mario Martone ha girato dal romanzo omonimo del 2016 di Ermanno Rea, scelto come unico concorrente italiano al Festival di Cannes 75, a pochi mesi dall'uscita nelle sale del bipic su Eduardo Scarpetta, "Qui rido io", in Concorso a Venezia 2021.

Nel film il cinquantenne Felice (un ispiratissimo Pierfrancesco Favino) torna dopo quasi quarant'anni trascorsi in Egitto, nella natia Napoli, per ritrovare l'anziana madre da tempo malata (l'intensa e tenera Aurora Quattrocchi).

Ora l'uomo è un facoltoso imprenditore edile, sposato con una donna egiziana medico.

 Il suo rientro in Italia dopo tutto quel tempo, coglie l'uomo in imbarazzo ed insicuro anche nell'articolazione di una lingua madre da troppo tempo messa da parte.

Le condizioni in cui vive la madre non sono quelle che corrispondono ai ricordi del giovane che fu, notando già da subito che la madre vive in uno scantinato ben differente dal piano elevato in cui la famiglia risiedeva quasi quarant'anni prima.

Poi le condizioni della madre si pregiudicano velocemente fino alla morte della donna.

Ma Felice si ritrova legato alla sua città natale al punto da decidere di restare, o comunque di tornare, magari con la bella consorte con cui vive al Cairo.

Pierfrancesco Favino

Nostalgia (2022): Pierfrancesco Favino

Divenuto amico di un prete militante nel disagiato Rione Sanità (il sempre magnetico Francesco Di Leva), Felice sarà costretto a riaffrontare le drammatiche vicende a fronte delle quali il giovane quindicenne che fu, è stato costretto a darsi alla fuga per evitare un arresto imminente.

La macchina della memoria ricostruisce infatti, poco per volta, i dettagli di un fatto criminoso compiuto da un suo amico di gioventù, l'ombroso Oreste, ora boss solitario e vendicativo, arroccato a vivere nella solitudine e nella latitanza ad oltranza (lo interpreta il bravo Tommaso Ragno), che procurò la morte ad un vecchio proprietario di un appartamento, svaligiato nottetempo dai due giovani amici teppisti.

Per Felice, l'orgoglio di tornare a testa alta nel cuore dei quartieri popolari napoletani in cui crebbe, finisce per fare i conti con la ragione di una vendetta che il tempo non è in grado di cancellare nella mente del rancoroso boss.

Dopo la Napoli tentacolare, suggestiva e un po' fattucchiera del capolavoro martoniano L'Amore Molesto (liberamente ma magistralmente tratto dall'omonimo romanzo di Elena Ferrante, Mario Martone fa ritorno nella città natale con un film non meno denso ed appassionato, che pecca solo, nella sua lunga seconda parte, di un certo compiacimento e una flessione verso la retorica che invece risulta assente in tutto lo splendido incipit iniziale.

Il rapporto madre-figlio che Martone riesce a raffigurare nella meravigliosa scena del bagno si dipinge dei connotati di una passione cristiana che sembra rubata con pertinenza alla celebre scultura della Pietà di Michelangelo.

Pierfrancesco Favino, Francesco Di Leva

Nostalgia (2022): Pierfrancesco Favino, Francesco Di Leva

Tommaso Ragno

Nostalgia (2022): Tommaso Ragno

Purtroppo poi il film sceglie la via della tentata integrazione del protagonista nel nuovo contesto della lotta di quartiere ai boss e alla camorra, ma purtroppo il film finisce per perdere la sua indiscussa lucidità iniziale, svilendosi non poco.

Resta tuttavia indelebile la resa di un attore davvero in parte come risulta Pierfrancesco Favino nel ruolo del titubante protagonista.

La sua parlata insicura che denuncia un accento per nulla italiano viene ricostruita con una meticolosità degna di un De Niro d'annata.

La figura del boss rimane invece, purtroppo, ai livelli di una macchietta un po' fine a se stessa, che la storia non riesce ad inquadrare bene, mancando di sviscerarne, come era naturale aspettarsi, l'evoluzione che conduce il personaggio alla sua scelta finale, verso una tragedia conclusiva di fatto un po' posticcia e telefonata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
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