La recensione su Fratello e sorella

di alan smithee

5 stelle

FESTIVAL DI CANNES 75 - CONCORSO

I dissidi che dividono i componenti di una famiglia sono storie note in tutti i contesti di vita reali.

La storia che oppone in modo così definitivo e feroce due dei tre fratelli che Arnaud Desplechin ci racconta nel suo ultimo film, Frère et soeur, è tuttavia qualcosa di così profondo e insanabile da tenere i due parenti prossimi distanti per oltre un ventennio.

Un periodo di tempo in cui succede di tutto, sia all'attrice teatrale sensibile ed affermata, sia allo scrittore ribelle ed impulsivo che si è ritirato in campagna con la compagna (la interpreta la bellissima e bravissima attrice di origine iraniana Golshifteh Farahani) dopo la morte precoce del figlioletto.

Desplechin evita scientemente di riferire o far capire allo spettatore l'origine di quella disputa fatale, stuzzicando qua e là l'attenzione dello stesso con indizi che, tuttavia, non portano mai direttamente ad una spiegazione concreta.

L'incontro inaspettato tra i due dopo due decenni, così improvviso che i due nemmeno si riconoscono, lascia entrambi interdetti, incapaci di mettere a fuoco le ragioni di un astio che ha superato ogni umana comprensione, anche da parte degli stessi interessati.

Ne scaturisce un film intenso ed irritante, che punta tutto sulla prestazione dei suoi straordinari protagonisti, Marion Cotillard e Melvil Poupaud, che si impegnano in sguardi ed espressioni in grado di rendere palpabile il disagio che si è creato tra due parenti così prossimi eppur così divisi a causa forse di un innato senso di competizione che si è creato tra di loro, e che non si preoccupano di rendere meno ostici i rispettivi sconcertanti personaggi a cui danno vita mettendosi nella mani di un regista così abile a cesellare figure ed introspezioni a tal punto delicate ed al limite.

Va dato infatti atto a Desplechin del coraggio di mettere in scena un film che, partendo da una drammatica quanto sconcertante ed apparentemente evasiva scena di incidente mortale d'auto, si dipana poi con un andamento narrativo che sconcerta ogni volta, impedendo allo spettatore, quasi sempre spiazzato, di trovare mai un appiglio per comprendere una evoluzione di un rapporto a due che non incoraggia mai lo sviluppo di un sentimento positivo che possa incoraggiare in una speranza di riunificazione.

In Frère et soeur nulla appare sotto controllo, ma il sospetto che tutto sia deliberatamente e premeditatamente organizzato dal regista per destabilizzare e creare irritazione, concede al film più di un motivo per non riuscire mai, da spettatori, ad odiarlo veramente… nonostante tutto e nonostante gli atteggiamenti spiazzanti dei due scostanti, e per nulla accattivanti protagonisti.

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