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Harry Haft: Storia di un sopravvissuto

Regia di Barry Levinson vedi scheda film

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La recensione su Harry Haft: Storia di un sopravvissuto

di supadany
7 stelle

La vita è scandita e contraddistinta da scelte, che determinano il singolo percorso umano. Decisioni che spaziano da quelle definibili come banali fino ad altre assolutamente dirimenti, da quelle che possono essere prese pescando da un mazzo contenente opzioni multiple ad altre che mettono con le spalle al muro, senza offrire alcun tipo di ragionevole alternativa. Situazioni anche estreme, che nessuno meriterebbe di dover affrontare, che entità/traiettorie più grandi di noi, come tali incontrollabili, stabiliscono a priori senza porre sul piatto alcun tipo di trattativa.

Scelte dalle quali non si torna indietro, destinate a riverberarsi nel tempo, a creare tormenti infiniti e incancellabili.

Stati Uniti, 1949. Nonostante il suo tabellino da pugile veda aggiungersi una sconfitta dietro l’altra, Harry Haft (Ben FosterSenza lasciare traccia, Oltre le regole – The messenger) continua a combattere, visto che il suo grande - nonché unico - obiettivo travalica il ristretto confine del ring.

Confessando la sua triste storia, che lo ha visto sopravvivere a un campo di sterminio combattendo ripetutamente fino alla morte con altri ebrei per allietare i nazisti e arricchire Schneider (Billy MagnussenMade for love, Into the woods), a Emory  Andersson (Peter SarsgaardL’inventore di favole, An education) si crea parecchi nemici nella sua comunità, ma riesce ad acquisire la visibilità, che cerca con strenua ostinazione, per sfidare addirittura Rocky Marciano.

Nel frattempo, conosce Miriam Wofsoniker (Vicky KriepsIl filo nascosto, Il corsetto dell’imperatrice), una donna premurosa che prende in carico la sua richiesta di rintracciare Leah, la donna che Harry amava, dalla quale era stato separato durante la prigionia.

Pur costruendosi – tra molteplici difficoltà - una nuova vita, Harry continuerà a fare i conti - irrisolti e irrisolvibili - con il suo passato, in attesa di una notizia che gli consenta di ottenere una parziale risposta ai suoi dilanianti dilemmi.

 

Ben Foster

Harry Haft: Storia di un sopravvissuto (2021): Ben Foster

 

Diretto con connaturato e apprezzabile mestiere da Barry Levinson, un regista in grado di maneggiare/armeggiare agevolmente diversi registri (dal dramma di Rain man alla commedia satirica di Sesso & potere, dall’ampio respiro di Sleepers alla fantascienza di Sfera, dall’ardita e improduttiva scommessa di Toys alla serialità tagliente di Dopesick) Harry Haft: Storia di un sopravvissuto è un film ingiustamente relegato in uno scantinato (da noi disponibile in dvd/blu-ray e su Sky), malgrado avesse tutte le carte in regola per farsi valere, per confrontarsi con maggiori palcoscenici.

Trattasi di un biopic ispirato dal libro scritto da uno dei figli del protagonista, che abbina e alterna con notevole scorrevolezza e incisività due spazi cinematografici di innegabile richiamo, quali sono l’Olocausto e la boxe, quindi i campi di sterminio e il ring, all’interno di un intreccio elaborato con profitto.

Utilizzando il bianco e nero per un passato inenarrabile e il colore per quanto avviene successivamente, Barry Levinson descrive un personaggio ammaccato, assediato da sensi di colpa che tolgono il fiato, che lo perseguitano incessantemente, comunque sia attaccato alla vita, costantemente obbligato a fare i conti con quanto avvenuto ma spronato dalla sua natura di combattente nato a cercare le risposte che cerca.

Dunque, il film compenetra due vasi comunicanti mediante giunture idonee, scava nel corpo e nell’anima, entrambi lesionati/martoriati nella profondità delle viscere, visibili in superficie o comunque nitidamente percepibili, rappresenta un inferno indicibile ma esprime anche raggi di luce, con Vicky Krieps che offre con ammirabile dedizione un rifugio di comprensione e conforto.

Tra colonne portanti e scanalature, oscilla tra una vita appesa a un filo e giudizi pronti a scatenarsi sulla liceità di quanto avvenuto, dignità e demoni interiori, gli abissi della disumanità e la forza della speranza, le ragioni di vita che bypassano qualunque avversità e legami spezzati, macchie indelebili e ancore di salvezza, avvalendosi di un protagonista semplicemente straordinario.

Infatti, se Vicky Krieps fornisce una sponda di assoluta validità e il resto del cast non manca di somministrare un contributo puntuale (in ruoli marginali, Peter Sarsgaard mostra una spiccata sensibilità mentre Danny DeVito infonde una quota di apprezzata leggerezza, che non guasta in quanto misurata e pregevolmente piazzata), Ben Foster domina la scena, persegue lezioni indiscutibili, con una trasformazione fisica degna di Toro scatenato e de L’uomo senza sonno, e fornisce una prova maiuscola, sia esteriore sia introspettiva, sciorinando qualità proprie di un attore di stazza superiore (diciamocelo, meriterebbe di figurare nei cast di produzioni di primaria grandezza).

 

Vicky Krieps, Ben Foster

Harry Haft: Storia di un sopravvissuto (2021): Vicky Krieps, Ben Foster

 

In definitiva, Harry Haft: Storia di un sopravvissuto è un film incredibilmente sottovalutato, che merita una chance. Con un’intelaiatura robusta e picchi d’intensità devastanti, ben sapendo della sua durezza, che il gravame che si porta appresso lascia il segno, che il suo diario privato risulta disturbante e sventrato dalle onde di un mare in burrasca, che certi tormenti meritano di essere compresi prima che puniti.

Fluido e consistente, struggente e rabbioso.

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