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Il capo perfetto

Regia di Fernando León de Aranoa vedi scheda film

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La recensione su Il capo perfetto

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: IL CAPO PERFETTO

 

Le festività natalizie ci portano il film spagnolo dell’anno. Record di candidature ai Goya e film scelto per rappresentare la Spagna agli Oscar  con questo biglietto da visita arriva nei nostri cinema Il Capo Perfetto dell’accoppiata Fernando Leon De Aranoa e Javier Bardem che aveva già fatto faville con I Lunedì al sole.

Anche qui vede centrale il tema del lavoro ma con prospettive rovesciate e con un punto di vista pungente e diretto

Il Capo Perfetto più che un film spagnolo sembra quei film cattivi e acidi diretti da Dino Risi o Luigi Zampa che criticavano e mettevano alla berlina quella borghesia farabutta che in un modo o in un altro rimane sempre in piedi spesso e volentieri a discapito di chi è a due o 3 livelli nella scala sociale.

Vizi (tanti), Virtù (discutibili) e (immense) ipocrisie sfociano nella figura di Blanco padrone tanto papà di un’azienda di grande tradizione familiare che è leader nel settore delle Bilance. Una figura che si incarna nella stupenda performance di un Javier Bardem in grandissimo stato di grazia. Il suo istrionico Blanco ricalca e ricorda la strafottenza del miglior Vittorio Gassmann o il cinismo di provincia che solo Ugo Tognazzi era capace esprimere.

Il film è incastrato nell’arco temporale di una settimana, dove nel ritmo scandito del Day by Day si intrecciano diverse storie che paiono slegate tra loro ma che si legheranno ad un tremendo doppio nodo.

Blanco è in attesa di ricevere il premio più importante della sua carriera destinato a colmare l’unico buco rimasto nella parete di casa sua e niente e nessuno può permettersi di rovinare questo momento tanto atteso.

E così in questa settimana tremenda Blanco dovrà districarsi tra un dipendente appena licenziato che manifesta davanti alla fabbrica con i figli piccoli, Il suo amico d’infanzia direttore della Produzione impazzito perché la moglie lo tradisce, la gestione del figlio fascista del suo operaio di fiducia che rischia la galera per aver pestato degli extracomunitari al parco e l’arrivo di una bella e tentacolare stagista figlia di un suo compagno di università.

E in questo mare in tempesta di eventi Javier Bardem si barcamena che è una meraviglia. Si adatta e si adagia ad ogni situazione come il miglior Fregoli. Usa il suo corpo imbolsito a suo piacimento e ha la faccia giusta per ogni situazione.

Un autentico bastardo e figlio di puttana a cui però nessuno sa resistere e sa dire no.

E grazie alla parola d’ordine “Equilibrio” ripetuta come un mantra per tutto il film, il suo Blanco sistema ogni cosa attraverso qualsiasi mezzo. Facendo virare il film da commedia rassicurante ad un giallo sociale molto cinico dove alla fine prevarrà la legge del più forte, del più furbo e del più potente.

E non è un caso che il simbolo della sua azienda sarà la Dea Bendata della Giustizia, perché un po’ come un Dio lui farà prevalere cosa è giusto a cosa è sbagliato o comunque d’ostacolo al suo “Equilibrio”.

Il Capo Perfetto oltre ad essere un ottimo film e un trattato sulla cattiveria umana che si nasconde dietro la tragica maschera di Javier Bardem o gli occhi angelici di Liliana la stagista dal sorriso timido interpretata dalla promettente Almudena Amor.

Ma se Javier Bardem è mostruoso non dimentichiamoci della regia perfetta di De Aranoa che dimostra tutto il suo maniacale “Equilibrio” nella sera dove tutti i nodi vengono al pettine tra un festeggiamento a casa, una notte al balletto e un pestaggio dal tragico epilogo.

Dimostrandoci che alla fine tutto torna anche con piccolo trucco.

Voto 7,5

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