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Lettera aperta a un giornale della sera

Regia di Francesco Maselli vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lettera aperta a un giornale della sera

di hallorann
6 stelle

Le divisioni all’interno della sinistra non sono un problema dei giorni nostri, in realtà esistono da sempre, fin dalla nascita dei suoi maggiori partiti. Negli anni sessanta più che mai. Il ’68, i marxisti-leninisti contrapposti ai maoisti, i fuoriusciti del P.C.I. e le spaccature del P.S.I., le derive estremiste finanche terroriste. Francesco Maselli, meglio conosciuto come Citto, regista e intellettuale comunista, tuttora attivo su entrambi i fronti, nel 69-70 scrisse e diresse LETTERA APERTA A UN GIORNALE DELLA SERA, una sorta di trattato autobiografico sulla sinistra e i suoi intellettuali. Un gruppo di amici, rappresentanti una elite culturale, composta da scrittori, editori, artisti, ingegneri, docenti con rispettive donne al seguito, lancia una provocazione (attraverso la pubblicazione di un articolo su un giornale di partito) più per noia che per convinzione: partire volontari in Vietnam per appoggiare il Fronte di Liberazione. Tra interminabili chiacchiere e digressioni ideologiche, intervallate da scambi di partner, esibizioni canore, torture perpetrate a giovani studenti e manifestazioni riprese dal vero, affiorano conflitti e malumori. La provocazione coinvolge un numero considerevole di compagni (anche europei).  Al loro interno però aumentano i frazionamenti e i discorsi fumosi, seppur dubbiosi riescono a mettersi d’accordo e con l’appoggio del partito fondano una Brigata internazionale della Cultura. Quando tutto sembra pronto per la partenza ad Hanoi, Saverio (il tramite del gruppo) comunica loro che il comitato centrale vietnamita ha dato parere negativo per qualsiasi intervento straniero. Ricevuta la notizia su uno spiazzo antistante una villa di campagna, all’iniziale sgomento e delusione segue una liberatoria “partita di pallone” con un barattolo di latta. I titoli di testa preannunciano che la materia filmica è una ipotesi, poi una citazione di Gramsci “i comunisti non hanno mai detto che la rivoluzione sia una semplice questione di volontà, è questione di volontà la trasformazione del partito” sancisce gli intenti politici dell’opera. Le prime battute, e numerose altre, sono del tipo: “lo squallore del recupero psicoanalitico di un fallimento psicocritico di un uomo a metà…”. Oggi perlopiù inascoltabili. LETTERA APERTA… è un reperto fossile politico-ideologico che si fa ancora guardare e apprezzare in certi momenti, nonostante la verbosità di fondo. Un “come eravamo” della sinistra e dei suoi velleitarismi, serioso come il personaggio interpretato dal regista (assai simpatico altrove) Nanni Loy, autocritico ma non autoironico come LA CINA E’ VICINA di Bellocchio. Maselli, autore militante e gran affabulatore, appare nei panni di Saverio e si circonda di amici e parenti per l’occasione, prende in giro se stesso soprattutto nel bel finale, accusando gli intellettuali di infantilismo. Apparizioni storiche di Paolo Pietrangeli che canta la mitica “Contessa” e di Giovanna Marini, autrice anche dei felici arpeggi di chitarra che accompagnano il film.

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