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Wonder Boys

Regia di Curtis Hanson vedi scheda film

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La recensione su Wonder Boys

di Decks
9 stelle

Inizialmente il lungometraggio di Curtis Hanson può apparire come la classica commedia, già vista e dall'intreccio prevedibile; invece dopo pochi minuti dalla sua riproduzione, ci si accorge che abbiamo di fronte un'opera più ragionata e seria di quanto si abbia a pensare, che sorprenderà per la sua profondità, tecnica e ottima scelta di cast.

 

La regia solida, invisibile, ma soprattutto lieve di Hanson si limita ad accompagnare le vicende di un maturo professore del college; seguendolo passo, passo in un percorso che lo porterà a riflettere sulla propria esistenza.

I ragazzi prodigio del titolo sono due: uno, facilmente intuibile, è lo strambo James, che possiede un vero e proprio talento nello scrivere romanzi in tempi da record; l'altro è il professor Grady, ormai anziano, il tempo dei successi appartiene al passato, ed il suo inutile ricercare la giovinezza attraverso un libro incompiuto, o relazioni con giovani studentesse, o droghe, non riescono a far riaffiorare la sua passata bravura. Con un pizzico di invidia, Grady si occuperà di far crescere il suo studente, anche se tra i due corre astio a causa di comportamenti, quali menzogne o l'uso improprio di armi, vuole che il suo talento non vada sprecato e gli dà la possibilità di sfondare, replicando ciò che accadde a lui nel passato. Un'opera dunque che parla del cambio generazionale e del mettersi da parte di fronte a menti più talentuose delle nostre, un passaggio difficile ma che farà mutare per sempre l'eterno scrittore fanciullo che ancora tentava di sopravvivere all'interno del professore. Il tempo è tiranno, ma vecchiaia non significa sparire, ma solo scansarsi e adagiarsi, non dovendo rinunciare alle proprie passioni.

 

Temi profondi che vengono posti all'interno di una pellicola che ha nella sua forza anche gli aspetti tecnici: le sceneggiature, scritte da Kloves (che ancora una volta dimostra la sua maestria nel trasporre romanzi in copioni cinematografici) sono interessanti e avvincenti, capaci di dare una caratterizzazione unica ai personaggi e creare bizzarre situazioni che ci strappano più di una risata; la profondità dei personaggi è così ben eseguita che quasi paiono reali; in particolar modo Douglas: che grazie ad una superba interpretazione, rende complesso, concreto e affascinante il suo personaggio. Da ricordare anche il resto del cast: tutti dal simpatico bisessuale Robert Downey Jr. al malinconico Tobey Maguire, alla forte Frances McDormand fino alla gatta morta Katie Holmes. Perfetti e in parte.

Infine, il sonoro firmato da Christopher Young con la canzone di Bob Dylan conquista e rende bene i sentimenti di ogni fotogramma della pellicola, semplici ma apprezzabili.

Similmente le scenografie, che nel loro alternarsi da un clima piovoso a nevoso, insicuro, instabile e problematico vanno di pari passo con gli umori del professor Grady, riuscendo esclusivamente con le immagini a trasmetterci i pensieri e le preoccupazioni di questo insolito personaggio.

 

La narrazione votata alla leggerezza è forse un limite per il film, visto che in alcune scene manca l'incisività necessaria a sfondare. A questo va aggiunto un eccessivo dilungarsi dopo i tre quarti di riproduzione, che forse era preferibile accorciare; tuttavia, per il resto riesce perfettamente ad evitare eccessi sia comici che drammatici, non disturbando la visione, ma anzi conquistando e appassionando.

 

Una commedia letteraria dolce-amara perfetta, tranne qualche nota negativa; unica nel suo mostrare il cambio di generazione tramite dei personaggi indimenticabili. Il tutto conferisce un forte spessore al film da cui molte altre commedie (ben più trascurate) dovrebbero prendere esempio.

Un'opera che, non solo ci fa continuamente sorridere, ma ci insegna importanti svolte dell'esistenza, rimanendo "salvata" per sempre nella memoria del pubblico, come il nuovo libro della nuova vita del professor Grady, su quel computer simbolo di progresso e del procedere avanti senza aggrapparsi inutilmente al passato.

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