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Dancer in the Dark

Regia di Lars von Trier vedi scheda film

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La recensione su Dancer in the Dark

di supadany
8 stelle

Da sempre regista discusso, Lars Von Trier, si può, come minimo, dire che sia uno di quei (pochi) registi che alimenta sempre i dibattiti, i cui film non passano mai nell’anonimato generale (della serie “bravo”, “bello”, oppure “brutto”, “che schifezza”), ma anzi dividono, ma allo stesso tempo possono anche conciliare.

E qui il suo (contrastato, ma anche questa non è certo una novità, visto anche il suo proverbiale caratteraccio) connubio con la (strepitosa) cantante Bjork è tutto un programma da vedere, ascoltare e riavvolgere.

Selma Jezkova (Bjork) è una donna cecoslovacca emigrata negli States, dove lavora, facendo rischiosi straordinari, come operaia per guadagnare più soldi nel minor tempo possibile.

Infatti sta diventando cieca e i dollari gli servono per operare il figlio Gene (Vladica Kostic) agli occhi per evitare che il destino del bimbo sia analogo al suo.

Ma poi un giorno un uomo senza ritegno (David Morse) le ruba i suoi risparmi, il che la porterà a gesti estremi.

Un efficace mix tra musical e dramma, di quelli forti con i quali è tremendamente difficile non sentirsi partecipi, per quanto forse la costruzione sia un po’ smaliziata.

Poco male, perché oltre che rapire l’anima (e proporre pure attori di rilievo come la Deneuve), il film può vantare escursioni musicali, con tanto di coreografie, davvero notevoli e che calzano a pennello con la storia e con le singole situazioni.

Davvero partecipe la prestazione di Bjork, vera anima di tutto il film, pungolata dal “tremendo” (nel senso di pungalore al fine di ottenere il massimo) Trier, che da vita ad una serie di sequenze musical-sensoriali che arrivano a toccare vette altissime, o forse meglio dire precipizi senza fine viste le dinamiche della vicenda.

Ed è infatti anche un film di percezioni, se la vista viene via via a mancare alla protagonista, sono i suoni ed i rumori ad essere ulteriormente valorizzati, un mix di amore infinito e dolore profondo, un’assieme congeniale e ottimamente sviluppato.

In sintesi, un film che può spazzare via tutto, distruggere certezze, offrire spunti universali e grandi gioie ai sensi (l’udito ringrazia senza dubbio, ma almeno i nostri di occhi trovano cose notevoli da ossersare).

Un mare in piena.
VOTO : 8/10. 

Su Lars von Trier

Uno dei pochi registi che non risulta mai indifferente, dividendo il pubblico tra entusiasti (la maggioranza) e delusi.
Qui confeziona un mix tra musical (con punte divine) e stili diversi, ed il risultato è davvero pregevole, ancorchè sorprendente sotto diversi punti di vista.

Su Björk

Partecipe ed intensa, soprattutto quando canta, il suo mestiere (che sa fare bene come poche), assume connotazioni che trascendono da tutto e da tutti.
Indimenticabile.

Su Catherine Deneuve

Ruolo che forse non rientra appieno tra le sue corde, ma il risultato è comunque buono.
Brava ed impegnata.

Su Peter Stormare

Offre un'immagine diversa dal suo solito.
Contrastato, ma efficace (anche per questo motivo).

Su David Morse

Offre un valido contributo alla causa.
Bravo.

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