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Dancer in the Dark

Regia di Lars von Trier vedi scheda film

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La recensione su Dancer in the Dark

di sasso67
4 stelle

Lars Von Trier è uno dei registi meno coerenti della storia. Fa tanto puzzo con il Dogma, con corollari quali l'unità di tempo e di luogo, o come la camera a spalla, e poi ti tira fuori una cagata come "Idioti" (1998) e due film che rispetto a quello non potrebbero essere più agli antipodi, come "Dancer In The Dark" e "Dogville" (2003). Qui si tratta di un ibrido tra il melodramma e il musical, con tanto di finale tragico/scioccante, girato con uno stile, anch'esso ibrido, che mischia le riprese con la camera a mano con la fotografia virtuosistica di Robby Müller. La tragica storia di Selma, immigrata cecoslovacca negli USA, appassionata di musical, operaia con grave patologia progressiva degli occhi, ragazza madre di un bambino, anch'egli affetto dalla malattia ereditaria della mamma, porterà la protagonista sul patibolo per un'ingiusta accusa d'omicidio. La storia è poco credibile, come pure l'accusa, ormai scontata, alla società americana, che macina esistenze, al di là dell'amore dimostrato dai singoli individui. "Dancer In The Dark" è un film, secondo me, non riuscito e che fa dubitare sul futuro di Lars Von Trier in quanto regista. Björk, musicista (di valore? boh?) prestata al cinema, è la degna erede della Emily Watson delle "Onde del destino" (1996), ma non è un'attrice. Gli altri interpreti (Deneuve compresa) si muovono nell'ambito di un buon professionismo.

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