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The Guilty

Regia di Antoine Fuqua vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su The Guilty

di Andreotti_Ciro
6 stelle

Mentre Los Angeles è colpita numerosi incendi che si propagano sulle colline limitrofe Joe Baylor, poliziotto della stradale, risponde alle chiamate dei cittadini che telefonano al 911 dove è stato spostato in attesa di essere processato. La notte scorre lenta e Joe risponde alla chiamata di Emily, una donna che si trova all’interno di un furgone in compagnia dell’ex marito.

 

Joe Baylor, un Jake Gyllenhaal che occupa la scena con la bravura di un attore consumato, è un poliziotto che nella penombra della sede del 911 di Los Angeles svolge una mansione che non gli appartiene. Joe è a una sera di distanza da un processo per eccesso di legittima difesa che lo coinvolge assieme a un collega e con il rischio concreto di finire in carcere, nell’arco di un semplice turno di lavoro Joe dovrà prima di tutto mantenere la calma necessaria per rispondere alle chiamate dei cittadini, coinvolti loro malgrado nei roghi delle colline della città degli Angeli, e al tempo stesso cercare di preparare il processo che il giorno dopo lo coinvolgerà. Lo stesso Gyllenhaal innamoratosi dell’omonima pellicola danese che tre anni fa aveva rappresentato una vera manna per gli appassionati dei thriller minimalisti, aveva fortemente caldeggiato la trasposizione in terra americana di una vicenda che riguardasse un poliziotto con una ex moglie e una figlia piccola, del quale non si sa molto ma che progressivamente e con l’incidere della trama ci diventa famigliare e con il quale si potrebbe stringere amicizia. Alla fine il film diretto da Antoine Fuqua, regista di videoclip musicali, pubblicitari e cinema, altri non è che la copia della pellicola diretta da Gustav Möller inizialmente incuriosito dall’attività di chi presta servizio nel centralino della polizia e dalla cronaca di una chiamata della vittima di un rapimento capace di contattare di nascosto il 911. Film quindi che rispetto all’originale aggiunge solo, ma può bastare, un Jake Gyllenhaal contrito, meditativo e in forma smagliante.

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