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Bones and All

Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film

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La recensione su Bones and All

di supadany
8 stelle

Chiunque ha il sacrosanto diritto di essere felice. Di essere amato profondamente e compreso nonostante i limiti insiti nella natura umana che contrassegna e contraddistingue – l’uno dall’altro - ogni essere vivente. Di ottenere tutte le risposte essenziali per capire/concepire se stessi e acciuffare una stabilità che metta in risalto quei pregi che altrimenti sono destinati a rimanere sotterrati sotto una spessa coltre di dubbi e insicurezze. Di trovare il proprio posto nel mondo, un luogo – fisico e spirituale – nel quale sentirsi appagati, realizzati e apprezzati, uscendo indenni dal giudizio della gente, che non riesce a tollerare chi non rispetta i canoni consolidati.

Vale anche per i presunti mostri, per quei corpi/spiriti distruttivi, relitti alla deriva e reietti per definizione, ma comunque sia bisognosi di costruirsi uno scenario sostenibile, una dimora dove leccarsi le ferite, condividere i sentimenti primari e assaporare l’essenza della vita.

Fino all’ultimo sorso disponibile, nel caso di Bones and all anche dell’ultimo zampillo di sangue.

Abbandonata dal padre dopo l’ennesimo episodio di cannibalismo, Maren (Taylor RussellQuello che tu non vedi, Lost in space) si mette alla ricerca della madre (Chloe SevignyBoys don’t cry, American horror story) che non ha mai conosciuto.

Durante questo viaggio della speranza incontrerà altri suoi simili, come l’inquietante Sully (Mark RylanceIl ponte delle spie, Waiting for the barbarians), dal quale fugge alla prima occasione, e soprattutto Lee (Timothée ChalametDune, Un giorno di pioggia a New York), la prima persona con cui riesce a esporsi imparando il significato della parola fiducia.

Tra imprevisti che deteriorano certezze caduche e momenti di pace interiore mai conosciuti in precedenza, la ragazza dovrà scegliere che strada imboccare.

 

Timothée Chalamet, Taylor Russell

Bones and All (2021): Timothée Chalamet, Taylor Russell

 

Tratto dall’omonimo romanzo scritto da Camille DeAngelis, edito in Italia con il titolo Fino all’osso, e sceneggiato dal fidato David Kajganich (A bigger splash, Suspiria), Bones and all vede Luca Guadagnino tornare a indagare/scrutare/sviscerare i movimenti di un’anima alla ricerca della sua identità definitiva (Chiamami col tuo nome).

La sua ultima fatica, già premiata con un duplice riconoscimento alla Mostra del cinema di Venezia numero settantanove, incrocia/sovrappone/coniuga dettami drammatici, stilemi horror e spiragli romantici adagiandoli con subitanea suscettibilità su un formato on the road che configura un racconto di (de/tras)formazione, con un impianto geografico che costeggia/contempla lande desolate e lidi rasserenanti, retrovie trascurate e risacche di emancipazione.

Come spesso avviene nel cinema del regista palermitano, lo svolgimento non vanta una grammatica esemplare ma viceversa dispone di un cuore sanguinante e pulsante, di idiomi che emergono con genuina prepotenza, di fessure che emettono vibrazioni espansive che demarcano il territorio.

In questo caso specifico, descrive rotte in fase di un improbo assestamento adottando una cadenza avvolgente, scandita da contrasti esorbitanti, da forze centrifughe alternate ad altre centripete, da fattori permanenti in combutta con altri di carattere provvisorio, con riempimenti integranti che fanno capo a un immaginario ricco e sfaccettato, talvolta sottile altrove estremamente diretto (vedi ad esempio tutto quanto volteggia intorno alla musica).

Una congiunzione astrale di contatti umani, di primum movens insindacabili, che conferisce un ampio e valorizzante risalto ai personaggi e di conseguenza agli interpreti, ai quali viene affidato il pallino del gioco. Se quello che poteva essere immaginato come headliner della situazione, ossia Timothée Chalamet, è a tutti gli effetti una spalla, per quanto importante come peso specifico e in assoluta confidenza, la leadership assoluta è consegnata nelle mani e nel volto di Taylor Russell. L’attrice originaria di Vancouver coglie la palla al balzo e sfrutta appieno l’occasione, esprimendo l’indole problematica e controversa di Maren con una ragguardevole intensità che non lascia nulla al caso.

 

Taylor Russell

Bones and All (2021): Taylor Russell

 

Senza apporre ulteriori giri di parole, Bones ad all è un film fluido e flessibile, che si forma e vive sull’intuito di Luca Guadagnino, che prolifera su una selezione di momenti/incontri/legami che vanno a comporre un tessuto in grado di catturare/risucchiare/rubare l’anima, di inseguire i sogni, brevi o lunghi che siano, nonostante i bruschi risvegli.

Tra struggimenti e conforto, lupi cattivi e compagni a cui affidarsi, occasionali spioventi horror e intercapedini calorose, sensi ci colpa e necessità impellenti, fughe istintive e ritorni impulsivi, campanelli d’allarme e richiami irrinunciabili, conti in sospeso e fardelli laceranti, attrazioni e repulsioni, crudezze e abbracci, condanne implacabili e squarci speranzosi.  

Maturo e vorace, desideroso di uscire dal guscio, di comunicare con una società che costruisce barriere occlusive e non concede occasioni a chi non comprende.

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