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Naufragi

Regia di Stefano Chiantini vedi scheda film

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La recensione su Naufragi

di Furetto60
7 stelle

Intenso dramma umano e sociale. Ottima la prova attoriale di Micaela Ramazzotti

 Maria, alias Micaela ramazzotti, è una giovane madre di due bambini, Giuseppe e Anna, li adora tantissimo, ma a modo suo, ama tantissimo anche il marito Antonio; ha però un temperamento instabile,  è una donna immatura, psicologicamente fragile, inquieta con l’animo e l'incoscienza di una ragazzina, agisce spesso in modo istintivo e sconsiderato ;un giorno invece di accompagnare i figli a scuola li trascina in un'improbabile gita in pedalò., la realtà la spaventa e allora butta via le bollette perché tanto non le può pagare, peraltro si stordisce con l’alcol; ha lo spirito e il candore di una bambina, persino i figli colgono l’anomalia.  Antonio, l’accudisce con tenerezza e pazienza.  l punto è che ci sono anche degli obblighi e delle scadenze, delle responsabilità. A sottrarsene alla fine si paga dazio. I soldi sono pochi, Antonio con il suo misero lavoro da operaio ce la mette tutta, ma è sempre difficile arrivare a fine mese e incombono su di loro gli assistenti sociali pronti a togliere l’affido dei figli. Vivono una vita ai margini, anche se con dignità e amore incondizionato. Quando irrompe la tragedia con la morte improvvisa di Antonio per un tragico incidente sul lavoro, il già fragile equilibrio è messo a dura prova. Maria vacilla pericolosamente, barcolla, si lascia andare, beve, ingurgita pillole di sonniferi per non pensare; come uno struzzo invece di affrontare i problemi, li evita mettendo la testa sotto la sabbia. I servizi sociali le sottraggono i figli, lei se li va a riprendere di nascosto.  Mentre guida, un camion l’investe e intuiamo senza vederlo che lei subisce altri tremendi lutti. La ritroviamo in un motel dove fa la cameriera insieme ad una extracomunitaria in un posto sperduto della provincia laziale, un sottobosco di anime in pena. Ed è qui che Maria sorprendentemente riprende a lottare e a vivere. Naufragi è coriaceo e brutale, mette il dito nella piaga e ce lo rigira. Guarda dentro l’animo di una donna sconvolta e stravolta da un terribile lutto. Un trauma raddoppiato, prima forte, poi fortissimo. Stefano Chiantini scrive e dirige un dramma intenso e vibrante, ma non privo di speranza, che parla di dolore, smarrimento ma anche della capacità di ricominciare, nonostante tutto. Attraverso i tanti silenzi e gli sguardi della Ramazzotti, il regista mette in scena un complesso di emozioni e sentimenti, che si calzano alla perfezione al volto della eclettica interprete,da sempre attenta a muoversi tra le pieghe di una femminilità inquieta, fantasiosa, dolorosa e allo stesso tempo infantile, ma comunque poco incline alla resa. Lo sfondo è costituito dai paesaggi di Civitavecchia e Montalto di Castro, La struttura del film è fluida; Stefano Chiantini adopera due registri narrativi, ad una prima parte ricca di dialoghi, alterna una seconda silenziosa, in cui lavora per sottrazione, scrutando e sondando con meticolosità chirurgica l’animo di una donna fortemente lacerato e ferito dalla vita. L'attrice occupa diligentemente e con somma maestria, l’intero spazio della narrazione, con la sua fisicità plastica; Maria è goffa nei movimenti, imbranata, ma poi all’occorrenza ha slanci di grande lucidità, come quando si piazza coraggiosamente davanti all’autobus in corsa e soprattutto nelle scene finali guadagna una solida compostezza; l’attrice romana fissa con grande abilità, le sfumature della sua bizzarra protagonista.  Il film oltre ad essere la storia di Maria è anche quella dei tanti “naufragi” della nostra società: il sistema assistenziale, la tutela dei minori, lo stato di abbandono delle famiglie fragili, l’assenza di sostegno alle madri in difficoltà, le morti sul lavoro, la mancata integrazione degli extracomunitari, la sorellanza. Ma “Naufragi”, per scelta del regista :«non è polemico, non contiene alcun giudizio morale, nessuna denuncia sociale», come dichiara Chiantini in conferenza stampa.

 

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