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Marx può aspettare

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Marx può aspettare

di barabbovich
5 stelle

Marco Bellocchio ha avuto un lungo sodalizio con lo psicoterapeuta Massimo Fagioli, autore di diverse sceneggiature dei film girati dal regista di Bobbio. Questo dice già molto sull'inclinazione di Bellocchio a usare il cinema come forma di terapia. Una terapia che emerge in tutta la sua portentosità in questo Marx può aspettare, ritratto corale girato in famiglia (otto tra fratelli e sorelle, non tutti sopravvissuti, più i discendenti) intorno alla morte del fratello gemello dizigote Camillo, morto suicida a ventinove anni. Un ragazzo gracile e fragile fin dalla nascita, con problemi a scuola e difficoltà nella crescita a causa dell'affiancamento con un fratello maggiore malato di mente: elementi che hanno impresso su Camillo un senso di costante inadeguatezza rispetto ai successi dei fratelli Piergiorgio, il fondatore dei notissimi Quaderni piacentini, Marco, regista di successo già a 26 anni e Alberto, poeta pluripremiato (a onor del vero, le sorelle di casa Bellocchio sembrano decisamente meno talentuose e una di loro è sordomuta).
Con un found footage che è la cifra migliore del documentario, Bellocchio sembra vivere un processo di abreazione in diretta ("Ma davvero Camillo mi aveva scritto una letto una lettera?", dice stupito davanti alla cinepresa), esito di un lungo percorso di cineterapia che passa attraverso film come I pugni in tasca, Salto nel vuoto, Il gabbiano, Gli occhi, la bocca e L'ora di religione: il viatico migliore per lo spettatore per ripercorrere la lunga carriera dell'ottantenne regista piacentino e trovare nei suoi film gli indizi di un'ossessione e un senso di colpa durati cinquant'anni. Resta tuttavia la domanda: al di là dello spiegone implicito sull'opera cinematografica, il regista si chiede cosa possa mai interessare allo spettatore tutto questo presunto ribollio interiore (siamo dalle parti di Un'ora sola ti vorrei, di Alina Marazzi), che peraltro cozza visibilmente con l'idea che tutta la famiglia sembra trasmettere di una sostanziale anaffettività?

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