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The Big Kahuna

Regia di John Swanbeck vedi scheda film

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La recensione su The Big Kahuna

di boychick
7 stelle

Film davvero interessante ed originale, con una grande interpretazione dei tre attori protagonisti. Consigliato!

 

Larry (interpretato da Kevin Spacey), Phil (Danny DeVito) e Bob (Peter Facinelli) aspettano, in una stanza d'albergo, un cliente che potrebbe risollevare la loro società. Nell'attesa, si confrontano e iniziano un lungo dialogo su tutti gli aspetti della vita.

Questa è la trama. Non compare nessun altro nel film, solo loro tre. Ognuno con il suo carattere, i suoi valori e i suoi problemi. Un confronto che permetterà loro, e anche a noi spettatori, di riflettere su alcuni aspetti della vita spesso ignorati e che passano in secondo piano.

Un'ora e mezza di parole, di affermazioni, di domande, di provocazioni, di sarcasmo... il tutto scandito come un'opera teatrale e arricchito di citazioni e da un discorso di alta qualità.

La scena rimane sempre quella: la stanza dell'albergo. Guardando la pellicola e seguendo attentamente il dialogo, mi sembrava di essere lì con loro... segno di una perfetta sceneggiatura, di ottime inquadrature e di buoni contenuti.

Il film ricorda, per molti aspetti, l'opera teatrale di Samuel Beckett, vale a dire “Waiting for Godot” (aspettando Godot), nella quale due personaggi (Didi e Gogo) nell'attesa di Godot (del quale non si sa nulla) iniziano a parlare di tutto e di più (si lamentano, litigano, discutono degli aspetti della vita). Quello che viene descritto fa parte di quello che viene definito “teatro dell'assurdo”, cosa simile a ciò che viene presentato in questa pellicola.

In “The Big Kahuna”, infatti, i tre venditori, nell'attesa del cliente che farà fare loro un salto di qualità, iniziano ad affrontare tutta una serie di discorsi, uno dietro l'altro: dalle spiegazioni sul come si vende al matrimonio, dal Vangelo ai principi religiosi, passando alla differenza fra la vita e la morte. Tutto viene affrontato in diversi modi: a tratti con tonalità umoristiche, altre volte con caratteri di black humor, in altri ancora con tonalità nostalgiche e tristi.

In questa lunga attesa, (simile a quella presentata dallo scrittore italiano Dino Buzzati nell'opera “Il deserto dei Tartari”), Larry, Phil e Bob hanno modo di confrontarsi sulle loro aspettative di vita e riflettere sul loro passato, presente e futuro. Ognuno con il proprio carattere: dalla saggezza di Phil, all'innocenza di Bob, passando per la scontrosità e onestà di Larry. Tre uomini, tre generazioni e tre caratteri a confronto.

 

 

 

Dei tre attori, colui che personalmente mi ha trasmesso più emozioni e che reputo abbia dato prova della migliore interpretazione è Danny DeVito: perfetto nel rappresentare l'uomo distaccato, calmo depresso, malinconico, nostalgico. Veramente molto bravo!

Anche Kevin Spacey ha dato prova di una buona recitazione. Però, in molte circostanze è stato snervante e, soprattutto all'inizio che parlava come una macchinetta, la tentazione di spegnere la tv è stata alta... fortunatamente non l'ho fatto.

La parte più interessante del film è la seconda parte. Da quando Bob deve andare, da solo, a parlare con il “grande cliente”, il film mi è iniziato a piacere veramente tanto. I discorsi iniziano ad essere più interessanti, il ritmo più incalzante... e c'è il monologo finale che premia lo spettatore di aver resistito fino al termine della pellicola. Assolutamente da ascoltare il monologo finale (“Non preoccuparti del futuro... oppure preoccupati, ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica”).

La prima parte, invece, è quella che ho trovato più difficile da seguire: probabilmente poiché mi dovevo abituare al film (in quanto pellicole di questo tipo ce ne sono veramente poche) e dovevo capire bene il senso della storia... però mi sono ambientato in fretta, e seguire il film è stato davvero un piacere.

Dialoghi, inoltre, di buona qualità e ricchi di citazioni. Per esempio, quando Phil cita il passo del Vangelo che tratta degli amici: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Da questa citazione, scaturisce per alcuni minuti un dialogo tra Kevin Spacey e Danny DeVito molto interessante e imperdibile: si passa dall'umorismo di Spacey (la risposta che fornisce alla domanda “Mi vuoi bene?” mi ha fatto proprio sorridere di gusto) alla serietà e profondità di DeVito. Ottima interpretazione la loro, e buono lo scambio di opinioni tra i due.

Sempre riguardo alla religione, altra citazione (solo però accennata, in quanto poi Larry si scaraventa inaspettatamente contro Bob) è quella data dall'apostolo Paolo alla lussuria.

Infine, altra citazione interessante è quella che fa riferimento al “pesce grosso che abbocca”, tratta dal romanzo dello scrittore Ernest Hemingway. Il riferimento è, naturalmente, con il cliente che attendono.

 

 

 

Insomma, “The Big Kahuna” mi è piaciuto. Film originale, interessante, piacevole da seguire. Sicuramente sconsigliato a chi piacciono i film con un ritmo veloce, incalzanti e soprattutto con pochi dialoghi. Al contrario, a chi piacciono le pellicole nelle quali sono le parole a far da padrone, e nelle quali ci si sofferma sui dettagli e sulle spiegazioni, non può non dare un'occhiata a questo film.

Inoltre, chi ha letto tutta la mia (noiosa) recensione non avrà problemi ad arrivare fino in fondo al film... infatti, se non vi siete addormentati a leggere questa recensione, non vi appisolerete nemmeno durante la visione della pellicola. Perciò state tranquilli!

 

Film consigliato!

Voto: 7

 

 

 

A tutti auguro un buon cinema e un buon proseguimento!

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