Regia di Robert Altman vedi scheda film
Donne che fuggono dentro qualche raro disturbo psicologico (il complesso di Hestia di Farrah Fawcett), donne che amano altre donne (Kate Hudson e Liv Tyler), donne che giocano a golf e volano a New Orleans (Helen Hunt), donne che fanno gli angeli custodi e sperano (Shelley Long), donne che bevono e si nascondono dietro ingombranti ed esagerati abiti da mascherata (Laura Dern), donne che si battono per dare un nome di donna a un’autostrada, donne in menopausa, feconde, prossime a un matrimonio, inacidite, forti, divertenti, insopportabili. Tra di loro lieve, rassicurante, convinto della loro unicità, si muove vicino al crollo emotivo e ideologico un ginecologo, il dottor Travis, che ha l’aura del gigolò laureato di Richard Gere. Il settantacinquenne Robert Altman, con l’aiuto di un copione di Anne Rapp (l’autrice di “La fortuna di Cookie”) rimane incantato da un aspetto della femminilità sudista. Come nel film precedente, dominato dagli intrighi e dalle ossessioni di Glenn Close, il regista, con un’invidiabile leggerezza di stile, osserva con complicità e senza disprezzo o misoginia questa parata al femminile dentro una cornice geografica e sociologica molto precisa. È la Dallas dello shopping, dei ricchi e di un glamour non raffinato. È la città del delitto Kennedy e del serial che ha plasmato la fiction televisiva degli ultimi venti anni. Come sempre nel cinema di Altman il set è un caos fertile e il testo è un reticolo di giochi e di materiali disseminati. Mrs. Miller e tutte le altre donne dell’universo altmaniano sorridono, solidali, di queste strane e colorate sorelle.
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