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Election

Regia di Alexander Payne vedi scheda film

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La recensione su Election

di maurizio73
6 stelle

Alexander Payne scrive e dirige un piccolo saggio di satira sociale e politica che, sotto le mentite spoglie della teen-comedy, finisce per utilizzare tutti gli stereotipi narrativi e caratteriali del cinema di genere a vantaggio di una visione eversiva e dissacratoria della società americana.

Nel tentativo di ostacolare le elezioni a rappresentante di istituto di una studentessa puntigliosa ed arrivista, un giovane insegnante di storia finisce con l'utilizzarne gli stessi spregiudicati mezzi, tradendo così gli ideali di correttezza ed onestà morale in cui dice di credere. La sua vita personale e professionale ne verrà completamente stravolta a tutto vantaggio della carriera luminosa ed inarrestabile che toccherà in sorte alla sua odiata avversaria.

 

locandina

Election (1999): locandina

 

Dal soggetto di Tom Perrotta (Intrigo scolastico) Alexander Payne scrive e dirige un piccolo saggio di satira sociale e politica che, sotto le mentite spoglie della teen-comedy, finisce per utilizzare tutti gli stereotipi narrativi e caratteriali del cinema di genere a vantaggio di una visione eversiva e dissacratoria della società americana, abitata da quelle contraddizioni di fondo che mortificano la virtù ed alimentano il vizio, rendendoci la pratica quotidiana di un esercizio del potere in cui gli egoismi personali e le pulsioni dell'istinto sono più forti di tutte le più belle lezioni sull'etica ed il rispetto delle regole democratiche. Se il cuore pulsante di una nazione che sembra avere completamente smarrito le sue radici puritane è quello di uno storico crocevia tra gli Stati dell'Est e quelli dell'Ovest che ha dato i natali al regista di Omaha, questo segna anche il luogo simbolico per una disfida di cattivi sentimenti ed un piccolo laboratorio delle meschinità umane, pronte a sfidarsi sul terreno quanto mai fertile di un ambiente scolastico dove più stridente sembra essere la distanza tra le istanze dei sacri valori della famiglia e della patria (la distinzione tra etica e morale) e quelli di una messa a dimora della pianta malata delle contraddizioni che agitano i cuori e le menti dei suoi abitanti, stretti come sono tra la rigidità ed il perbenismo delle convenzioni sociali ed una irriducibile volontà di affermazione degli egoismi e delle ambizioni personali che non sembrano risparmiare proprio nessuno. Chi è senza peccato scagli la prima pietra sembra dire il regista, agitando le acque di una stagnazione sociale che fa presto emergere il substrato torbido che si cela sotto la calma apparente della sua superfice e rivelando la vera natura di famiglie allo sbando ed istituzioni disfunzionali, laddove la volontà di normalizzazione punisce il merito e premia la furbizia cercando, fintanto che sia possibile, di nascondere sotto il tappeto le macerie di relazioni sociali fondate sull'inganno e la più bieca dissimulazione. Tra infedeltà coniugali e la concupiscenza di giovani vergini, tra la libertà sessuale e l'arrivismo politico, un campionario di cattivi propositi che finisce per penalizzare gli stolti (Chris) e gli incapaci (Jim) e premiare i sovversivi (Tammy) ed i più astuti (Tracy), agitando lo spettro di un sistema educativo che mette ai margini i sacri principi di onestà e virtù e concorre alla creazione di una classe dirigente di piccoli mostri operosi dai bigodini notturni e dalla lingua affilata. Commedia amara e nerissima che si trastulla con le tragicomiche peripezie di una tenzone personale che ci dice sin dall'inizio chi sarà il vincitore ed il controcanto di un voice-over che finisce per esasperare la distanza abissale che separa la sterile teoria di una lezione scolastica dalle qualità necessarie per approdare al Congresso.

 

 

 

Un pò irrisolto ed episodico sul versante di alcuni snodi narrativi, gode della credibile prova dei suoi due protagonisti principali: un Mattew Broderick dalla faccia rassegnata dell'eterno perdente ed una lanciatissima Reese Witherspoon in un ruolo da cattiva dal viso d'angelo che la consacrerà sul proscenio internazionale (candidatura ai Golden Globe ed  all'Indipendent Spirit Award) fino al successo come miglior attrice agli Oscar 2006 in Walk the Line di James Mangold, apice di una carriera che negli ultimi anni l'ha vista passare anche al ruolo di produttrice. Quando si dice La rivincita delle bionde...

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