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Il giardino delle vergini suicide

Regia di Sofia Coppola vedi scheda film

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La recensione su Il giardino delle vergini suicide

di spopola
8 stelle

E’ una lettura piena di riferimenti e allusioni quella che ci offre la Coppola, una ricognizione oggettiva- quasi da analisi psicologica tout court che parte dallo schematismo puritano dei genitori per approdare poi a quello delle 5 fanciulle in fiore ormai in procinto di trasformarsi in meravigliose donne nel pieno del loro splendore.

Una divagazione intelligente e personale che trae spunto dal romanzo di Jeffrey Eugenides che si definisce attraverso una pellicola insolita e avvolgente che è anche l’intrigante biglietto da visita con il quale si affaccia alla regia la giovane e “interessante” figlia d’arte Sofia Coppola. L’esordiente e dotata regista (come confermeranno le successive opere) non pretende di fornire risposte: si limita a costruire la sua “particolare” e sensibile ricognizione “immaginaria” sulle ipotesi “non semplicemente casuali” ma sicuramente scatenanti, che determinano il suicidio della più piccola delle 5 sorelle Lisbon ( tutte di età compresa fra i 13 e i 17 anni) che innescherà una reazione a catena di “autodistruzione” collettiva all’interno della famiglia stessa passando prima attraverso l’ostentata perdita della verginità (siamo negli anni 70 in una piccola e linda cittadina del Michigan) da parte della più bella del gruppo (una “luminosa” e splendete Kristen Dunst che proseguirà poi il suo viaggio esplorativo all’interno della psicologia femminile adolescenziale di pari passo con la Coppola, nel recente Marie Antoinette) per degenerare poi nella catarsi conclusiva. Una storia amara, cruda e terribile (derivata da fatti realmente accaduti e per questo ancor più drammaticamente “incomprensibili”) costruita come una “fantasia romantica” quasi sospesa su una realtà enigmatica e sfuggente fatta di quotidianità, che si spinge progressivamente verso le inquietanti atmosfere intrise di una morbosità quasi onirica che rappresentano la necessaria “cartina di tornasole” che consentirà alla Coppola di evidenziare meglio, anche se con un percorso non pedissequamente tradizionale, quelle contraddizioni di fondo che finiranno per sfociare nella tragedia. Una “lettura” emblematicamente ridondante piena di riferimenti e allusioni la sua, che rappresenta la carta vincente di tutta l’operazione, proprio perché rende libero e “aereo” il procedimento analitico della dissoluzione senza i vincoli stringenti di una realizzazione più realisticamente conforme - quasi da analisi psicologica tout court - che risulterebbe decisamente meno interessante e credibile, sicuramente più scontata e inopportuna. Qui è infatti l’evanescente consistenza delle psicologie di tutti i personaggi del racconto a fare la differenza, a partire dallo schematismo puritano dei genitori, fino alla singolare complessità simbolica delle 5 fanciulle in fiore ormai in procinto di trasformarsi in meravigliose donne nel pieno del loro splendore che affascina il nutrito stuolo dei loro coetanei maschi che “tentano” di possederle per lo meno con lo sguardo spiandole dal vicinato per cercare di penetrare i nascosti segreti dei loro cuori. Splendida (e anticipatrice) la sequenza dei messaggi costruiti sui versi delle canzoni e trasmessi utilizzando il canale telefonico.

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