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Kate

Regia di Cedric Nicolas-Troyan vedi scheda film

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La recensione su Kate

di Antisistema
4 stelle

Il famigerato algoritmo di Netflix che tutto decide e tutto consiglia, sulla base dei presunti gusti del singolo spettatore in base alle previsioni, mi ha suggerito tale Kate di Cedric Nicholas Troyan, perchè lo abbia fatto lo posso desumere perchè ho rivisto Scott Pilgrim vs the World di Edgar Wright (2010) e siccome Mary Elizabeth Winstead era la co-protagonista di quel film, hanno pensato bene di mettere in evidenza come prossimo film da vedere sta roba dove l'attrice prima menzionata è il personaggio principale.
Ora, che un algoritmo suggerisca cosa vedere lo trovo inquietante, però credo che Netflix lo sfrutti soprattutto come metodo di indagine conoscitiva dei gusti del suo pubblico, sarà un caso che in manco due anni abbiamo oltre una decina di titoli tutti uguali con una donna che spacca tutto e tutti a suon di mazzate? Evidentemente al pubblico piace molto tale roba, ma ad ognuno le sue conclusioni, fatto sta che tale sovra-saturazione ha fatto si che abbiamo una marea di titoli tutti uguali e questo Kate con protagonista Kate (uao che originalità!!!) sembra essere stato scritto rimescolando le tessere del gioco Scarabeo, perchè nessun minuto del film non sà di già visto per chiunque abbia visto anche solo 2-3 pellicole di tale filone, tanto che Netflix nella sua sinossi non sembra sprecarsi molto:

"Una spietata assassina viene avvelenata durante il suo ultimo incarico a Tokyo e ha meno di 24 ore per scoprire chi ha ordinato il suo omicidio e vendicarsi"

Roba forte vero? Mi hanno anche risparmiato la fatica di redigere un mini-riassunto, di mio aggiungo solo il fatto che alla fine m'è sembrato il tutto un mescolone di influenze evidenti da Kill Bill, Nikita, Collateral, Sipario Strappato, qualsiasi altro titolo del genere, più John Wick e Atomica Bionda (ma questi ultimi due non li ho visti, li riporto sulla fiducia, perchè sono citati ovunque praticamente).
Però ho scelto scientemente di visionarlo pur sapendo della quasi certa qualità infima del film, la quale pur sapendo di già visto, voglio comunque parlarne per dire la mia su come Netflix spenda in tali produzioni i soldi sudati del mio abbonamento; certo, film simili come Ava e Sweet Girl erano ancora peggio, così come le fascistate di Pierre Morel sono lontane, però alla fine la mela non è che cada molto lontano dall'albero e questo Kate alla fine è l'emblema di tutto ciò che non và nella politica produttiva di Netflix, oramai ridotta un altro pò, peggio della roba per l'Home Video anni 80'-90'. Oramai non si regge più una protagonista che svolge il lavoro di killer per conto di un'agenzia (governativa? Non è dato sapere), per poi avere rimorsi perchè durante una missione c'è una bambina di mezzo (perchè? Se ammazzi il bersaglio senza la loro presenza cambia qualcosa? Li rendi comunque orfani), arrivando a concludere che loro sono cattivi perchè uccidono la gente (la psicologia non esiste), ed alla fine questa pellicola come molte altre si riduce sull'andare da un set all'altro di Tokyo, con "Ramona Flowers" che spacca e devasta tutto.
Il pezzo forte su cui puntare in questo Kate, sarebbe la location di Tokyo, peccato che non sia il film a valorizzare la megalopoli nipponica, ma quest'ultima a dare un sussulto di interesse a tale operetta; a Tokyo ci sono stato, così come in altri metropoli Giapponesi (Fukuoka, Kyoto e Osaka), l'estetica neon con colori improponibili è una loro caratteristica, se uno è schizzato di suo o soffre di epilessia, con tutta quella roba cromatica sparata qua e là, finirà prima o poi per compiere una strage.
Se un regista riesce ad usare tale estetica (vedasi Scott in Blade Runner o Refn nei suoi ultimi lavori), può uscire una roba stordente ed alienante in cui piacevolmente ci si lascia catturare, però come nel 95% dei casi, se non la sai usare, scivoli subito nella videoclappata cafona para-televisiva, complice un uso mediocre degli stilemi nipponici qui usati in chiave superficiale.

 

Mary Elizabeth Winstead

Kate (2021): Mary Elizabeth Winstead


L'apice dell'inguardabile, lo si raggiunge nella scena della fuga di Kate con la macchina con luci al neon e colore rosa shocking, una roba bruttissima a vedersi per come girata, con tanto di stacchi netti tra primi piani di lei e la ripresa della macchina, fortunatamente l'unica derapata visiva del film assieme all'ingresso di Kate con maglietta improponibile nell'edificio nell'atto finale, però quel poco è veramente devastante.
Il tempo limitato ci sta come espediente narrativo, un film veloce come un proiettile, però perché non diluire il tutto in 2-3 giorni? In modo da far assaporare ogni minuto che passa in vita prima di morire di questa Kate? Troppo difficile? Perché non trovare un'attrice giapponese migliore di quella scelta per Ani? Una cagna maledetta; speri che crepi dopo 20 secondi anche per sbaglio, ma ovviamente nulla, perchè oramai in questi film per contratto crepano solo i maschi, le donne mai, quindi ce la dobbiamo tenere fino alla fine seppur risulti scritta malissimo, oltre a fare una figura barbina accanto a Mary Elizabeth Winstead, alla quale però continuano a dare progetti deludenti in cui apparire, eppure lei sa fare vari generi mah... Hollywood oramai è finita.
Non si può dire molto di una pellicola, dove tutto è telefonato da mille telefonini ad uno sin dal primo minuto, i colpi di scena non esistono ed ogni dialogo lo hai sentito almeno in altri 20 film Netflix ed il personaggio dello yakuza omosessuale è di un kitsch pazzesco con scontro in cucina con la protagonista che vorrebbe citare quello del Sipario Strappato di Hitchcock? Perdonali maestro, non sanno quello che fanno (poi che i miei amici abbiano esultato quando è morto, questo resta alle loro coscienze bigotte ed intolleranti).
Cosa si può salvare con spirito crocerossino... vediamo, per l'80% del film Mary Elizabeth Winstead è sanguinante e sciatta fisicamente per via dell'avvelenamento da Polonio 204, non puntano sul facile sex appeal dell'attrice per una volta ed inoltre combatte con abiti adatti alla situazione, non con improponibili vestiti da sera con tanto di tacco 12 cm (vero Jessica Chastain? Si parlo del tuo Ava, ma anche di tanta altra roba), ma con indumenti funzionali; disgustoso vedere gli effetti del Polonio 204 sul suo fisico quando si leva i vestiti, così come l'azione ben coreografata, diretta e soprattutto molto brutale (le forbici la cui punta trapassa in parte la guancia, una "fredda" intuizione gradevole).
Se questo Leitch di cui tanti parlano invece di produrlo solamente, lo avesse diretto lui, sarebbe stata una manna dal cielo, poiché qui si è occupato poi concretamente solo delle coreografie delle scene d'azione. Bastava diluire l'orizzonte temporale della vicenda da 24 ore a 2-3 giorni, rendendo così tangibile il legame instaurato tra Kate e Ani, per poi mettere maggiormente in difficoltà fisica ed emotiva la protagonista grazie all'espediente dell'avvelenamento da Polonio 204, sfruttando meglio lo scenario alienante di Tokyo legandolo alla malattia di Kate, già con queste quattro cose, sarebbe potuto essere un film discreto, così com'è, risulta insufficiente, ma tra Ava, Sweet Girl e le fascistate di Morel, diciamo che questo almeno è innocuo politicamente (ho letto accuse di razzismo in qualche recensione, ma non approvo, visto comunque con chi fa squadra alla fine, che toglie ogni dubbio). Quindi Netflix per piacere, non producete più sta roba che dopo 200 pellicole così, può anche bastare e cagate i denari per altro, oppure se non potete farne a meno, ingaggiate sceneggiatori con inventiva (si lo so merce rara), perchè avete rotto il cazzo con sti film con donne protagoniste spacca-tutto uguali tra loro.

 

Mary Elizabeth Winstead

Kate (2021): Mary Elizabeth Winstead

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