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Thor: Love and Thunder

Regia di Taika Waititi vedi scheda film

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La recensione su Thor: Love and Thunder

di YellowBastard
5 stelle

Che piaccia o meno Ragnerock é stato uno dei film più “coraggiosi” dei Marvel Studios.

Partendo dal film precedente di Thor, che non aveva particolarmente brillato mostrando anzi tutti i limiti del Dio del Tuono e di quanto una sua versione estremamente “shakesperiana” potesse rivelarsi un pericoloso cul de sac, Kevin Feige decise di affidare a Taika Waititi il compito di reinventarlo in una versione più moderna e cool.  

 

Thor e Jane si riuniscono nel nuovo trailer di Thor: Love and Thunder -  Gamingsym Italy

 

Il cineasta neozelandese realizza quindi un’epopea spaziale che guardava con attenzione, in casa Marvel, al lavoro di Gunn con i Guardiani della Galassia, ma (soprattutto?) a un classico della fantascienza camp come il Flash Gordon degli anni’80 prodotto da De Laurentis del quale il film omaggiava (rubava?) estetica, epica e un certo spirito irriverente .

Dalla sua prima apparizione nel 2011 Thor è quindi passato inaspettatamente dal tormentato eroe shakespeariano creato da Kenneth Branagh allo stupidotto coloratissimo di Taika Waititi.

 

Uno sguardo decisamente più leggero per un personaggio però, proprio per la sua aura di divinità e onnipotenza, difficile da prendere davvero sul serio e che Waititi ha invece spogliato (esagerando?) di ogni solennità, trasformandolo in un avventuroso commediante maldestro e/o impacciato ma comunque capace di grandi eroismi, che aveva sì diviso parte del pubblico (e che a me é piaciuto) ma anche sbancato il botteghino.

 

Questo approccio così iconoclasta ritorna prepotentemente anche in Love & Thunder, una fiaba “oscura” e mix bizzarro, inconsueto e surreale, di riprese sfarzose, colori sgargianti, musica a palla e un mare di gag e battute anche forzate (o talmente artificiose da dare un nuovo senso alla parola cringe) che farà storcere il naso (come minimo) a chi non ha apprezzato la precedente pellicola o a chi ha particolari pregiudizi per i Marvel Studios (ma in questo caso ci sarebbero comunque a priori) mentre per tutti gli altri...beh, almeno si divertiranno un mondo.

Perché, ammettiamolo, si sentiva davvero il bisogno di un nuovo Ragnerock?

 

Thor: Love and Thunder”, il primo trailer e poster | RB Casting

 

Questo perché il problema maggiore del nuovo Thor é (anche) nella tempistica.

Ragnerock era risultato un esperimento (anche) riuscito perché osava (rischiando anche molto) presentando un Thor completamente diverso, non solo dai fumetti ma da quanto era stato proposto al cinema.

E se in questa nuova Fase 4, costruita emotivamente come risposta alle morti e alle conseguenze di Endgame (e con uno status quo sconvolto e che faticava a trovare un nuovo equilibrio), più portata al serio e al drammatico già a partire da Black Widow e proseguito poi con Eternals, Spiderman e Doctor Strange (e scommetto anche con il prossimo Black Panther), ha senso romperne la seriosità con una pellicola al contrario scacciapensieri, ideale poi in una calda sera d’estate,

Ma se all’epoca aveva un senso come parentesi accattivante e originale e che ha, in un certo senso, rigenerato il personaggio si é finiti poi per calcare troppo la mano su una “depressione” che si é dilungata ormai per troppo tempo e per troppe pellicole, arrivando a chiudersi troppo tardi (sempre poi che si sia chiusa per davvero).

 

Il film parte con le stesse premesse, esasperandole, di Ragnerock (e con un look di Thor che sembra uscito dalla cover di un album metal anni’80) per poi cambiare in una dimensione più personale per un film denso di rimandi e temi, anche interessanti ma spesso sfocati, senza mai avere abbastanza cuore o anche coraggio per farli emergere davvero, con una sotto trama estremamente drammatica che però perde presto di importanza, sia perché non ci si concentra abbastanza (e anche perché c’era troppa carne al fuoco per una sola pellicola) sia per la volontà (o la necessità?) di mantenere toni sempre e comunque divertenti, anche riguardo ad argomentazioni più delicate e finendo quindi per impoverirle un po'.

 

Thor: Love and Thunder, Tessa Thompson stuzzica sul potere della Folgore di  Zeus - Universo Cinematografico Marvel

 

Interessante invece la metafora e il discorso impostato da Waititi, fin da Ragnerock, su questo “nuovo” Thor, potenzialmente Dio (quasi) onnipotente e, tradizionalmente, maschio bianco ed etero per eccellenza, simulacro estetico e viscerale dell’edonismo maschile dalle origini pangermaniche (e, ricordiamolo, anche eroe e simbolo della superiorità della razza ariana durante il nazismo) e che invece viene messo continuamente in ridicolo da Waititi, spogliandolo (letteralmente) di ogni epicità, come anche messo in discussione dal padre e dal fratello, poi dai suoi compagni d’armi e dall’amore della sua vita, che in Ragnerock si scopre secondogenito di una sorella (anche molto più potente di lui) e principe erede del Regno solo per la sua successiva caduta in disgrazia, modifiche al fumetto che all’epoca non avevo ben compreso, limitandomi metaforicamente a un generico ordine patriarcale che, dopo averne sfruttato la forza per espandere il proprio potere, quando questa diventa una minaccia alla propria egemonia viene vilmente disconosciuta in favore di un ritorno a una discendenza esclusivamente maschile, ma che dopo Love & Thunder però assume anche un nuovo significato, anche piuttosto radicale, sul maschilismo tossico e sui suoi maggiori simbolismi, impersonati proprio dallo stesso Thor.

Per quanto leggendaria, quindi, una reliquia di un’altra epoca che, secondo Waititi, per sopravvivere deve radicalmente cambiare trasformandosi, un po’ come successo anche a James Bond/007, in un nuovo “modello” di eroe maschile.

 

Non é un caso che in questa pellicola arrivi a sfidare Zeus, “Grande Padre” degli Dei Greci (e del modello patriarcale per eccellenza) oltre che di suo divinità egocentrica, misogina, misantropa e sciovinista oltre che “eroe”, e quindi pessimo modello di immedesimazione, di un giovane Thor (e in questo senso l’interpretazione del personaggio ad opera di Russell Crowe, per quanto esagerata e cringe, in realtà é molto più coerente di quanto sembri a come veniva rappresentato Zeus all’epoca).

E il già annunciato confronto con il figlio di Zeus, Ercole, altro classicissimo simbolo dell’egemonia patriarcale e del maschilismo più imperante, significa che Waititi (e i Marvel Studios) con Thor intendano ancora proseguire in futuro sulla stessa strada.

 

E non é un caso nemmeno che nel film sia Jane Foster (e non Thor) a fregiarsi del titolo di “Potente” Thor e a percorrere il proverbiale cammino dell’eroe (o, per meglio dire, eroina), ad entrare direttamente in antitesi con il cattivo del film, Gorr, e infine a compire il sacrifico supremo favorendo con il sua esempio una nuova evoluzione del protagonista.

Peccato che anche le scene che la riguardano pecchino spesso di cuore o di quella concezione di potenza e grandezza che dovrebbero appartenerle così come il senso di sacrificio e il suo valore in quanto essere umano (sia lei che Gorr, comuni mortali che una volta ottenuto un potere divino ne fanno un uso diametralmente opposto) manca concettualmente di vera sostanza.  

 

Thor: Love and Thunder, Taika Waititi sull'esigenza di dare vita a un  cattivo più temibile di Hela | Cinema - BadTaste.it

 

Ottima invece la colonna sonora tra firme originali di Michael Giacchino e il solito mix di brani rock & metal dei Guns N’Roses (soprattutto) ma anche di ABBA e Dio in un flusso continuo che tende a riportarsi al ritmo, anche caotico ma comunque viscerale, della pellicola e del suo regista.

 

Chris Hemsworth, anche produttore esecutivo, interpreta Thor con un piglio sempre più esageratamente ironico (o sopra le righe) mentre Natalie Portman, bravissima come sempre, si diverte moltissimo a sperimentare in un ruolo da commediante per lei piuttosto inusuale.

Al loro fianco ritornano anche Tessa Thompson, lo stesso Taika Waititi interprete in CGI di Korg, in un cameo (quasi) tutti gli interpreti dei Guardiani della Galassia (ad eccezione di Zoe Saldana) come ritornano, dopo Ragnerock, anche Matt Damon, Luke Hensworth, e Sam Neill con la new entry Melissa McCarthy.

Un viscerale Christian Bale, invece, con un costume semplicissimo, un po' di make up e tanto lavoro di recitazione riesce splendidamente a dare sostanza e peso al suo antagonista che ha però il difetto di essere un po' troppo sacrificato al bisogno di intrattenimento della pellicola.

 

Thor: Love and Thunder, ecco a voi lo spettacolare trailer. E c'è anche  Mighty Thor!

 

Scritto dallo stesso regista (insieme a Jennifer K, Robinson), Thor: Love and Thunder fa dunque il minimo indispensabile, permeato com'é dallo starmbo humor di Waititi, ma non riesce davvero a essere epico o dissacrante come gli era riuscito in Ragnerock.  

Personalmente mi aspettavo molto di più.

 

VOTO: 5

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