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La lettera

Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film

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La recensione su La lettera

di Peppe Comune
8 stelle

Mademoiselle de Chartres (Chiara Matroianni) è sposata con Monsieur de Clèves (Antoine Chappey), un medico molto affermato. Non è propriamente innamorata di lui ma gli è ostinatamente fedele, anche quando si innamora perdutamente del popolarissimo cantante pop Pedro Abrunhosa (che interpreta se stesso). Riesce a controllare la liceità delle sue azioni di moglie ma non può nulla per frenare i sentimenti della donna innamorata. Confida i suoi tormenti all'amica suora (Leonor Silveira), l'unica che può capirla e darle conforto. Una volta rimasta vedova decide di andare in Africa in missione umanitaria, lontana dal suo unico e vero amore.

 

 

Dal romanzo "La Principessa di Clèves" (1678) della contessa di La Fayette, l'ultranovantenne Manoel de Oliveira ha ricavato un elegantissima ricognizione sulla forza dirompente del sentimento amoroso, ambientandola ai nostri giorni ma riuscendo a mantenere lo spirito temporale del romanzo attraverso l'inattualità etica di una donna rigorosamente fadele ai suoi doveri morali e incessantemente tormentata dai sensi colpa. Elemento assolutamente centrale ed indispensabile per orientare la nostra l'attenzione ben oltre l'esplicita rappresentazione dei fatti è la lettera a cui fa riferimento il titolo del film, che è quella spedita dall'Africa da Mademoiselle de Chartres all'amica suora dove spiega i motivi che l'hanno spinta a dedicarsi ai più bisognosi e quindi le ragioni profonde di un senso di colpa che riflette tanto il suo essere stata la moglie che non ha saputo corrispondere alla convinta devozione del marito, quanto il suo appartenere a quel mondo ricco che si è sempre dimostrato cieco nei riguardi di quella parte di umanità afflitta dalla miseria. La sua fuga non è solo il frutto di una condizione esistenziale alimentata da un rigore morale (che tanto ricalca la dottrina giansenista) portato avanti con commovente perseveranza, ma anche la scelta consapevole di una donna che dopo la morte del marito, piuttosto che concedersi finalmente al suo amore, fugge lontano per non dover più incrociare il suo sguardo, preferendo al comodo adempimento di un sentimento particolare la volontà di partecipare a una rivitalizzante missione umanitaria. Sin da subito quello per la popstar Pedro Abrunhosa si delinea come un sentimento forte che evoca comportamenti di inusitata interpretazione emotiva. Non si tratta dell'ipocrita recita di un ruolo sociale portato avanti nonostante tutto e tutti ma della rinuncia dolorosa compiuta da una signora d'altri tempi, che congela la sua passione amorosa per difendere l'integrità di quei valori che ne hanno indirizzato l'esistenza. Valori che contemplano l'amore e anche ogni tipo di debolezza umana, ma non la facile e arbitraria manomissione di un sentimento. Pedro Abrunhosa, dapprima è l'oggetto irrefrenabile dei suoi più intimi desideri, poi diventa l'immagine più tangibile di quel mondo che ha imparato a guardare dal punto di vista dei più deboli, il legame più diretto con quei laceranti senzi di colpa che la stringono come in una morsa senza dargli tregua. "Possiamo controllare i nostri sentimenti , non evitarli", dice Mademoiselle de Chertres alla suora confidente, così lei decide di rinunciare ai richiami del cuore per evitare di dover rendere conto alle più pressanti voci della sua coscienza. Sublimando l'amore per un uomo nell'aiuto a chi è stato dimenticato da tutti e da tutto. "La lettera" è un grande film di un grande vecchio.

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