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Licorice Pizza

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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La recensione su Licorice Pizza

di SamHookey
10 stelle

Paul Thomas Anderson gira il suo personale amarcord, tra illusione e sentimento

 

“Il laureato” – rivoluzionario spartiacque tra vecchia e nuova Hollywood – nel 1967 si chiudeva con la corsa di due ragazzi che, dopo aver serrato con un crocifisso i vecchi genitori dietro i battenti di una chiesa, se la davano a gambe correndo liberi, non del tutto felici ma consapevoli verso il futuro. “Licorice Pizza” ci trasporta proprio in quel futuro.

 

Siamo nel 1973. Lui ha 15 anni, capelli rossi, i brufoli sul viso, qualche chilo di troppo e un passato da promessa (non mantenuta) del piccolo schermo. Lei ha 25 anni, capelli bruni, naso aquilino da ebrea, gonna corta e niente reggiseno (in perfetto stile Seventies, un po’ Barbra Streisand un po’ Joan Baez). Entrambi hanno la necessità disarmante di lasciarsi alle spalle ciò che sono e trasformarsi costi quel che costi in qualcos’altro. Come gli adolescenti tutti, come la California del miracolo economico, quando l’orizzonte davanti a sé pare sconfinato, il Vietnam lontano anni luce e la vita è solo una corsa che si pensa non finisca mai come la benzina dentro al motore. Eppure arriva un momento in cui la benzina finisce (vuoi la crisi energetica causata dalla guerra del Kippur). E allora? Allora bisogna avere al proprio fianco una persona in grado di guidare in retromarcia un autocarro a perdifiato giù da una collina tenendo la folle.

 

Paul Thomas Anderson, con la storia di Alana e Gary, ci ricorda ancora una volta di essere tra i più grandi – non bastassero a rammentarcelo “Il filo nascosto”, “Vizio di forma”, “The Master”, “Il petroliere”, “Ubriaco d’amore”, “Magnolia”, “Boogie Nights”, “Sydney”; così, tanto per dire. Capace di dar vita qui al suo personale amarcord, raccontando l’illusione figlia del consumismo post-bellico e smuovendo emozioni attraverso le immagini: bastano l’inquadratura dall’alto di un materasso ad acqua (uno dei tanti oggetti-feticcio della nuova società del benessere), che diventa luminosa superficie lunare, o un movimento di macchina sotto al tavolo, dove le gambe si cercano e non si trovano, per trascinarci nuovamente con delicatezza all’epoca indimenticabile del primo amore, quando il cuore batteva forte e le mani e i pensieri rimanevano in sospeso. Come restano in sospeso i corpi dei due protagonisti, poli attrattivi e respingenti allo stesso tempo, ingombranti e sfuggenti, ma sempre in movimento, sempre in direzioni opposte destinate infine finalmente a incontrarsi. Anzi a scontrarsi. Come la pizza e la liquirizia, che non stanno bene insieme ma sul giradischi suonano benissimo.

 

Alana Haim, Cooper Hoffman

Licorice Pizza (2021): Alana Haim, Cooper Hoffman

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