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Una storia italiana

Regia di Stefano Reali vedi scheda film

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La recensione su Una storia italiana

di mm40
2 stelle

Due fratelli vengono spronati a praticare il canottaggio fin da piccoli da uno zio. Il padre dei ragazzini insiste invece affinchè i figli studino, ma il duro lavoro di allenamento a cui essi si sottopongono e i primi risultati sportivi positivi finiscono per convincere anche il padre della bontà di tale scelta.

 

Una fiction televisiva sui fratelli Abbagnale, fuoriclasse del canottaggio capaci di primeggiare a livello mondiale e olimpionico per quasi tre lustri, dai primi anni Ottanta alla metà dei Novanta: progetto onorevole, anche se due sono i difetti principali da ascrivere all'opera. Innanzitutto, la carriera degli Abbagnale è ancora aperta all'uscita del film: non si poteva tributare ai loro successi in qualche altro modo? Una biografia in una forma 'definitiva', come è un film, è a tutti gli effetti prematura. In secondo luogo, Una storia italiana sceglie - nella sceneggiatura firmata da Liliana Eritrei e dal regista Stefano Reali - di ridenominare i protagonisti, arbitrariamente, 'fratelli Amitrano'. Per fortuna, a conti fatti: perchè il lavoro è talmente brutto che l'oltraggio agli Abbagnale viene così in un certo modo, se non evitato, quantomeno attenuato. La decisione di cambiare i nomi dei protagonisti è ovviamente sintomatica di un atteggiamento spiccatamente creativo da parte degli autori, che non disdegnano insomma di romanzare la realtà dei fatti. Reali è alla sua prima esperienza per la tv (ha all'attivo, fino a quel momento, solo un corto e un lungometraggio cinematografico, e non gira da sei anni): da questo momento in avanti la sua carriera (nel piccolo schermo) è lanciata e non subirà interruzioni almeno nei successivi vent'anni. Ma l'opera è per lunghi tratti inconsistente, di una banalità mortificante fra dialoghi inverosimili e situazioni create ad hoc per suscitare facili emozioni nel pubblico casalingo. Infine il capitolo interpreti: poche soddisfazioni anche da questo punto di vista; al di là di Giuliano Gemma e di qualche altro nome valido relegato però in ruoli marginali, il nucleo del cast sfoggia volti discutibili come gli impreparati giovani Raul Bova e Sabrina Ferilli, oppure gli anonimi Ennio Coltorti, Imma Piro, Lorenzo De Pasqua, per tacere poi della presenza di Maurizio Mattioli, che in quel momento furoreggiava nei sabato sera del Bagaglino su Canale 5. Due puntate da circa cento minuti ciascuna. 2/10.

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