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The clone returns home

Regia di Kanji Nakajima vedi scheda film

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La recensione su The clone returns home

di alan smithee
9 stelle

SCIFI-CLUB - MYMOVIES

Per l'astronauta Kohei Takanara la scomparsa della madre morente riporta in mente un episodio indimenticabile legato alla sua infanzia: all'epoca, appena ragazzino, egli aveva un gemello che era solito renderlo vittima di scherzi maliziosi, se non crudeli. Ciò nonostante l'attaccamento dei due fratelli restava totale, al punto che il giorno in cui suo fratello non lo vede più emergere dalle acque del fiume che cingeva il loro giardino, costui si tuffa per salvarlo, annegando.

Il senso di colpa nel ragazzo diviene una costante che l'astronauta di porta dietro, assieme alla promessa fatta alla madre di non poter morire prima di lei.

Anche per questo, oltre che per una specifica esigenza professionale, l'uomo decide di partecipare come cavia ad una sperimentazione di clonazione, volta non tanto a creare dei doppioni a sua immagine e somiglianza a scopi scientifici, ma per poter permettere alla propria società di poter eventualmente utilizzare un suo clone qualora la missione spaziale che l'uomo sta affrontando ne causi la morte per incidente, come è avvenuto in precedenza ad altri suoi colleghi.

Detto fatto, manco a farlo apposta, tanto che Kohei muore per davvero, e la società si affretta a dar vita al suo clone, nonostante l'opposizione della moglie di costui. Il clone nasce proprio nel momento in cui la madre dell'originale muore, permettendo in qualche modo all'uomo di mantener fede al proprio patto.

Ma la vita del clone, la sua esistenza da individuo slegato al suo originale, incontra notevoli difficoltà di gestione, tanto che la nuova creatura, pur possedendo tutte le concezioni e i ricordi del suo originale, troverà molta difficoltà a riconoscersi in un nuovo originale, sovrapponendosi nella sua nuova esperienza di vita con quella del fratello gemello morto.

Una fantascienza di tipo concettuale e metafisico pervade l'intenso, magnifico film del regista nipponico Kanji Nakajima, che arricchisce la sua opera di atmosfere intrise di mistero e di intensità degne del Solaris di Tarkovsky, lasciando allo spettatore il tempo per la commozione e per la riflessione, etica e morale, che pervade questo sensazionale viaggio interiore, prima ancora che spaziale.

Un film che si fa forza di una rappresentazione di un passato, e di una infanzia, che stilisticamente sembra riportarci in un'epoca ben più remota di quello effettivamente inerente l'infanzia del nostro protagonista, e che stilisticamente riconduce il flashback della giovinezza dapprima serena e spensierata, poi drammaticamente sconvolta dagli eventi, ad una rappresentazione della vita di famiglia che ricorda, anche nei particolari fisici e strutturali della casa, del giardino, degli stessi fratellini e nel modo in cui sono vestiti e si comportano, il cinema eletto e indimenticato del gran maestro Ozu.

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