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Lovely Boy

Regia di Francesco Lettieri vedi scheda film

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La recensione su Lovely Boy

di Furetto60
7 stelle

Ottimo film di Lettieri. Bella prova attoriale di Andrea Carpenzano

Nell’incipit assistiamo ad una pittoresca carrellata di tatuatori e relativi tatuaggi che va a focalizzarsi sul titolo del film, impresso a inchiostro sul volto del protagonista Lovely Boy, all’anagrafe Nicolò alias Andrea Carpenzano, è la nuova star del firmamento  trap romano. Insieme al suo socio Borneo, ha costituito un duo, gli XXG, che sta per “spaccare”. I due sono sul punto di firmare un favoloso contratto con una major. Nic è un ventenne introverso e apatico, disinteressato a tutto, che esprime la sua artisticità attraverso rime baciate; è confuso, stralunato, trasognato, insomma sempre strafatto; Ha una fidanzata, Fabi la brava Ludovica Martino, per giunta incinta, ma non sembra emotivamente coinvolto. ha anche un cane, Botta, di cui non si prende molta cura.  Come Borneo pensa solo alla musica, ma soprattutto alla droga, perduto in una spirale di autodistruzione. Attraverso numerosi flashback, intuiamo che a un certo punto è scoppiato ed è stato costretto a ricorrere suo malgrado ad una comunità di recupero presso le Dolomiti, dove si spala letame e si fanno lavori pesanti, ma sempre tutti  insieme, con spirito di collaborazione e solidarietà, cercando di rimanere “puliti”; nonostante l'iniziale scetticismo Nic prova a disintossicarsi e a superare il muro della solitudine, che probabilmente è il suo più grande problema. Lettieri con grande destrezza riesce a portarci all’interno di un mondo, quello delle crew della musica trap, in modo assolutamente credibile e convincente.  A monte è evidente un grande lavoro di documentazione: raccontare senza voler mai giudicare, in una storia che fluisce con naturalezza, con i due momenti della vita di Nic che scorrono paralleli in montaggio alternato. Grande pregio del film: non si ha mai l'impressione di vedere attori che recitano, ma  sembra di stare in mezzo a situazioni e persone reali;un viaggio in un contesto, singolare, al limite, che ha i suoi rituali e le sue regole.  Il film è magnetico, prende, cattura, tiene incollati allo schermo, Lettieri si prende la licenza di alcuni virtuosismi tecnici che, sono strumentali al senso di straniamento che si respira:la soggettiva del cane, che guarda incredulo tutti i ragazzi presenti a un festino all’insegna dello “sballo”, o la descrizione del trip di Nic, la regia sfuma le immagini, le sdoppia, i volti scelti, sono tutti centrati, per lo spaccato di un mondo, crudo e brutale. Il regista e lo sceneggiatore, hanno voluto raccontare un ragazzo e la sua "autodistruttiva immobilità", "un antieroe puramente nichilista, che non vuole niente, che non crede in niente e le cui motivazioni sono del tutto interiori e non elaborate". Nic non sa perché si droga e non sa perché fa musica, non ha obiettivi. la sua musica non è “rap” perché: “Il rap ha i contenuti, noi no. Lo facciamo apposta”.  Dramma umano e sociale, primo film italiano che si addentra nel fenomeno della musica trap, un contesto “lisergico”; punto di partenza di un racconto che si addentra nel cuore di un giovane, che a fronte di questo talento paga dazio, nei termini di una vuotezza e un disagio esistenziale, che lo trascinano sempre più pericolosamente verso il precipizio della dipendenza, a fare i conti con i propri demoni interiori. Il regista gira intorno ai corpi dei protagonisti, come un osservatore attento e neutrale, già autore di efficaci videoclip, dimostra fin dalle prime inquadrature del film, di possedere la maturità per girare un lungometraggio asciutto e ben calibrato,sobrio senza inutili orpelli narrativi, con uno strepitoso Andrea Carpenzano protagonista che qui, come ne “La terra dell’abbastanza”, riprende le sfumature drammatiche; il suo approccio alla recitazione è diretto, istintivo, in grado di restituire con grande immediatezza ogni sfumatura emotiva.  Il gergo giovanile è sciorinato e riferito con certosina precisione, le deformazioni visive sono strumentali a descrivere gli stati di alterazione del protagonista. Racconto morale, non moralista, sospeso tra dramma e documentario. Dopo i bei video di Liberato e l’ ottimo esordio con “UltrasFrancesco Lettieri si conferma abile narratore di contraddizioni e turbolenze esistenziali, di animi tormentati e di personaggi estremi, riuscendo sempre a catturare e a stregare lo spettatore. Le sue immagini sono potenti e dirette. Il percorso di Nic diventa immediatamente anche il nostro e il regista riesce a coinvolgerci in questo cammino di rinascita, dove forse è possibile ritrovare le coordinate dell’esistenza e riprendere il filo della vita.

 

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