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Dillinger è morto

Regia di Marco Ferreri vedi scheda film

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claudio1959

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dillinger è morto

di claudio1959
8 stelle

Glauco siamo tutti noi circondati ed immersi in una vita quotidiana preconfezionata, gesti tutti uguali, tutti i giorni.

locandina

Dillinger è morto (1969): locandina

Michel Piccoli, Annie Girardot

Dillinger è morto (1969): Michel Piccoli, Annie Girardot

Annie Girardot

Dillinger è morto (1969): Annie Girardot

Michel Piccoli

Dillinger è morto (1969): Michel Piccoli

“Dillinger non è certo un film positivo, è un film negativo, perché è un film abbastanza tragico. Ecco al massimo possiamo arrivare a fare gli sciacalli di un mondo che va distruggendosi, e basta”. Marco Ferreri Un uomo fa ritorno a casa dopo presumiamo la solita giornata di lavoro, trova una cena fredda preparata dalla moglie Anita Pallenberg che è indisposta e si fa trovare a letto. Glauco quindi decide di cucinare lui stesso qualcosa di meglio. Il film è girato tutto in una notte, Glauco impiega il tempo a cenare, vede vecchi fulmini Super 8, trova una pistola, incartata in un vecchio giornale che annuncia in prima pagina la morte di John Dillinger, ecco spiegata la ragione del titolo, pulisce la pistola, la dipinge di rosso con dei pallini bianchi, va nella camera della cameriera Annie Girardot che sta riposando e fa dei giochi erotici con lei, poi si punta la pistola alla tempia e mima il suicidio, quindi al colmo della noia e dell’alienazione va nella camera della moglie dormiente , gli mette due cuscini sulla testa e gli spara. Il finale del film è surreale, perché Glauco all’alba esce di casa, prende la macchina, arriva al porto , si imbarca su uno yacht attraccato e chiede ed ottiene lavoro come cuoco di bordo dalla padrona della barca una giovanissima Carole Andre’, la famosa perla di Labuan del tv movie Sandokan di Sergio Sollima. Il film finisce sul tentativo di fuga impossibile dell’uomo verso Tahiti. Dillinger è morto non si può raccontare , va assolutamente visto e non basta una visione singola, film girato con uno stile gelido, pochissimi dialoghi, tutto nella mente del protagonista, Un illustrazione di gesti ed azioni insignificanti all’apparenza, però sintomatici dello stato d’animo di Glauco, non un pazzo, ma uno come noi, divorato dalla noia e dalla routine quotidiana: Glauco siamo tutti noi, circondato ed immerso in una vita preconfezionata, con il rituale degli stessi gesti e medesime azioni, vita che si sta sgretolando nella sua mente. Visto in ottima edizione restaurata, la bellissima fotografia di Mario Vulpiani e’resa nitida, come nuova, minimalista la scenografia di Nicola Tamburro, l’arredamento della casa di Luciana Vedovelli Levi, scarno, ma incisivo, musiche in sottofondo, per brevi momenti di Teo Usuelli, la vera musica sono i pensieri di Glauco ed i gesti in apparenza inutili, nella realtà raccontano abilmente la noia mortale delle nostre esistenze. Marco Ferreri vero autore italiano da vedere e rivedere, per non dimenticare mai la genialità del nostro cinema in anni fecondi dal punto di vista dell’Arte cinematografica.

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