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Dillinger è morto

Regia di Marco Ferreri vedi scheda film

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La recensione su Dillinger è morto

di port cros
3 stelle

Mi ci sono approcciato con aspettative elevate per rimanere deluso come raramente mi capita da quel che mi è parso un vuoto esercizio di sperimentalismo e di intellettualismo datato. Scene vacue di una noia mortale per poi cercare lo shock fine a se stesso. Questo film mi ha lasciato solo noia e fastidio.

 

Passati i primi dieci minuti uno si chiede dove la storia andrà a parare e se il protagonista finirà mai di cucinare la sua cena con studiata lentezza. Solo le piacevoli canzoni provenienti dalla radio accesa impediscono al cervello di spegnersi, un espediente usato per tutta la durata del film per tenere aperti gli occhi dello spettatore attraverso sequenze infinite di una noia mortale (il mezzo voto sopra 1 l'ho dato alle musiche). Il ritrovamento di una pistola che viene meticolosamente smontata, ripulita e pitturata aggiunge tedio su tedio, e la situazione peggiora con la proiezione di alcuni filmini delle vacanze.

Il protagonista Michel Piccoli è quasi sempre in scena da solo, silente in un film quasi muto, si rapporta solo con due donne, la moglie (la modella Anita Pallenberg), che in realtà se ne sta tutto il tempo in camera dormire, e la domestica (Annie Girardot), con cui si approccia per fornicare versandole miele sulla schiena, dopo averci inutilmente provato con la moglie in letargo titillandola con un serpentello (che arguta metafora!).

 

 

Mi ci sono approcciato con aspettative elevate, non avendo mai visto altre pellicole di Marco Ferreri, per rimanere deluso come raramente mi capita da quel che mi è parso un vuoto esercizio di sperimentalismo e di intellettualismo datato. Se voleva essere un saggio sociologico sull'alienazione nella società contemporanea, fallisce nel tradurre la sua tesi in immagini che smuovano qualcosa nella mente e nel cuore.

 

Anzi, un momento che mi ha suscitato sensazioni forti c'è stato, ma non credo corrispondenti alle intenzioni del regista. Il film come dicevo mi risultava già irritante prima che la pistola sparasse, ma a quel punto ho urlato per la rabbia tanto mi ha offeso la presa per il culo di un brusco colpo di scena puramente finalizzato alla ricerca di uno shock fine a se stesso, una sberla in pieno viso per svegliare lo spettatore dopo averlo fatto dormicchiare per un'ora e un quarto. Ma il cinema non è questo giochetto sporco! Non per me almeno.

 

Mi rendo conto che Dillinger è morto ha la media dell'otto su filmtv ed è considerato una delle opere migliori di un regista celebrato, quindi per molti estimatori questa recensione apparirà un sacrilegio, ma per me in questo caso vale la definizione che Fantozzi diede della Corazzata Potemkin.

 

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