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Dillinger è morto

Regia di Marco Ferreri vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dillinger è morto

di hallorann
10 stelle

Un ingegnere lavora in un laboratorio in cui si progettano maschere antigas. Ascolta distratto un collega che gli legge un discorso intriso di sociologia e ideologia applicata alla loro produzione. Rientra a casa, la moglie è già a letto imbottita di sonniferi. Lui si prepara una cena succulenta. Ascolta canzonette alla radio. Frugando in un mobile trova una vecchia pistola. La pulisce e la dipinge di rosso con pallini bianchi. Inganna il tempo facendo giochetti erotici con la cameriera. Si proietta filmini amatoriali. Mima il suicidio allo specchio ma poi spara alla moglie, coprendo il suono con dei cuscini e il volume alto della radio. Sulle note di KEIROKEIRES di Teo Usuelli saluta un quadro futurista di Mario Schifano e l’appartamento. All’alba prende l’auto e fugge senza una meta. Finisce nella grotta di Byron a Portovenere. Fa un tuffo in acqua e raggiunge una nave in cui hanno appena dato l’estremo saluto al cuoco. Gli subentra. La nave riparte verso un sole arancione che diventa di cartone. Nel 1968 Marco Ferreri, mentre scoppiava la contestazione in ogni dove, raccontava una semplicissima e banale storia di quotidianità. “L’assurdo quotidiano…”. La ripetitività di gesti e consuetudini. La noia e il desiderio di fuga. Che per Ferreri non può che prescindere e terminare dal e in mare. “L’immagine finale di molti film ferreriani è quella di un uomo di fronte al mare o all’oceano. Lontano da Dio, l’essere umano si trova finalmente davanti alla propria origine organica…”. Controcorrente e allergico alle mode, il cineasta milanese decantava la solitudine dell’uomo nell’universo mondo. La sua inadeguatezza congenita che declinerà in tutte le sue originali e stupende parabole future. DILLINGER E’ MORTO, già dal titolo casuale preso dal giornale in cui è avvolta la pistola del protagonista, è un film quasi muto che a distanza di quarant’anni risulta attuale, se non eterno nella tematica, e rivoluzionario più di qualsiasi altra pellicola volutamente tale. Di ieri e di oggi. Michel Piccoli ha “le physique du r?le” dell’uomo medio e con il regista (ma non solo) farà sempre faville. Ferreri è morto tredici anni fa e senza peli sulla lingua diceva: “La mia sola morale è quella di fare film negativi”. Forse è proprio per questo che non è mai stato rivalutato e mai lo sarà.    

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