Espandi menu
cerca
Lancillotto e Ginevra

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

Recensioni

L'autore

maurri 63

maurri 63

Iscritto dal 23 ottobre 2008 Vai al suo profilo
  • Seguaci 50
  • Post 56
  • Recensioni 159
  • Playlist 13
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lancillotto e Ginevra

di maurri 63
10 stelle

Innamorarsi, sempre: Bresson c'è. Ogni volta che il dubbio, l'ansia per un errore, il senso di impotenza per aver fallito, mi assalgono, chiudo gli occhi e vedo il Grande Francese. Se basta così poco, allora, per uscire dalla depressione, mi chiedo, perchè non proiettare Robert Bresson nelle scuole, ai bambini, ai giovani, agli adolescenti? Siamo convinti che il cinema americano sia spettacolare, ricco di musiche (scopiazzate dovunque e vendute come "originali"...), tenga il rtmo adatto e serva ad intrattenere. Eppure, secondo me, il cinema è soprattutto riflessione. Lancillotto è il più forte dei Cavalieri che siedono alla Tavola Rotonda. Il più bello, il più abile con la spada. Ma è divorato dal rimorso: Ginevra, la donna che ama, è la moglie di Artù. Per proteggerla, ammazzerebbe chiunque la offenda: e così, inopinatamente, avviene. L'ucciso è il suo amico, Gauvin. Tanto basta per farci una storia. Che racconta di fango, non solo di imprese, che narra di passioni, non solo di suggestioni, che ci dice come sia difficile sollevare la spada, sostenere la scudo, indossare la corazza. Ce lo dice, infatti: non vediamo combattimenti, cavalli al galoppo, combattimenti. Ma sentiamo gli schiamazzi, le urla, viviamo la Storia, con la S maiuscola. Ecco, molti critici dicono che Bresson non ricostruisce la storia, ma la usa per metafora. Non sono d'accordo. Il mondo del regista francese è da sempre la domanda senza risposta che egli pone al centro delle vicende che filma: quale il senso della vita, se le leggi, le regole non codificate e il destino impediscono agli uomini di vivere la propria esistenza in modo assurdamente pianificabile ? Andare incontro alla vita o scegliere la stessa ? Bresson non risponde a queste domande. Mai. Per porle, però, deve risalire alle origini: e il Medio Evo, rappresentato con armature che sembrano camicie di forza, gabbie da cui è quasi impossibile uscire, rappresenta il primo momento in cui l'Uomo deve cominciare a porsi la domanda. La brutalità, il non senso della morte, l'abbandono dei sentimenti cui il mondo bretone non è estraneo, possono essere messi in immagini solo con la stessa lentezza con cui venivano vissuti i giorni dell'epoca. Ecco perchè i piani sequenza, il montaggio stretto sui primi piani, la vestizione del guerriero, occupano un posto rilevante nella pellicola: il mondo antico era la culla del "fare", non del "pensare". Non c'è aura romantica nel passato cavalleresco che ci hanno raccontato. Non ci sono superuomini. Il dubbio di Lancillotto restituisce alla mente il dominio sul corpo. Ma l'amore non è controllabile. Il più forte guerriero non può vincere la sua battaglia principale. Solo, può scegliere di combattere: per difendere il suo re, il vero marito di Ginevra, cui ha giurato fedeltà, sarà sconfitto. Ma, almeno, lo Spirito non avrà perso. Boorman si fa piccino, piccino, piccino, piccino......Indimenticabile.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati