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Ghost Dog. Il codice del samurai

Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film

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La recensione su Ghost Dog. Il codice del samurai

di emil
8 stelle

Le suadenti note del rapper RZA sostengono l'inquadratura: la camera da lontano segue l'elegante volo di un piccione, che , librandosi nell'etere, a colpi d'ala giunge fino alla dimora del protagonista: un fatiscente tugurio sopra il tetto di un palazzo, proprio a fianco della piccionaia.

 

Inizia così "Ghost Dog", parabola esistenziale di un killer solitario che vive ed uccide inspirandosi al " codice del samurai".

 

Il codice è morte e risolutezza. E lealtà al proprio signore, un certo Louie, malavitoso locale.

Un rapporto a distanza fra i due che per sopravvivere necessita di semplici ordini impartiti tramite pizzini portati dai fedeli piccioni , simboli funerei di vita come di morte e fra i pochi amici del killer. Succede che lo scagnozzo Frank " Il Bello" la fa fuori dal vasetto mettendo gli occhi sulla figlia del boss Vargo, che proprio non ci sta e che commissiona l' uccisione di questi a Louie. Il migliore, Ghost Dog (Forest Whitaker), verrà chiamato per fare il lavoro. Qualcosa va storto però, ed allora Sonny , braccio destro del boss, chiede a Louie la morte del propri "figlio", il misterioso e trasparente killer. 

 

Jarmush palesa in maniera impeccabile le gesta di questo killer, giustificandone le azioni attraverso paragrafi del "codice" che di volta in volta appaiono letteralmente sullo schermo, senza per questo eccedere in didascalismo.

Nella caratterizzazione del personaggio il regista guarda più a Melville che a Scorsese (numerosi i riferimenti a "Le Samourai"): un samurai nero che trova la propria identità attraverso l'appartenenza ad un codice , non certo grazie ad un paese, gli USA, che sembrano aver smarrito l'attenzione alle minoranze ed il sogno dell'integrazione. Un esigenza morale e spirituale, che si specchia in una narrazione dilatata, che impiega metafore ( le scene dei cartoni animati) come strumento didattico ,  è che fa uso di un ironia irresistibile (i siparietti con il gelataio ed il cane) , fatta di silenzi e malinconia, capace di momenti di ascetica poesia; come l'epilogo, che ci costringiamo a vedere senza comprendere bene fino in fondo cosa significhi veramente.

 

E' la poesia della guerra.

 

"Una cosa buona ce l'ha Ghost Dog."

"E sarebbe?"

"Che ci fa tornare al creatore come i vecchi gangster di una volta".

 

Un film seminale

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