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Ai confini del male

Regia di Vincenzo Alfieri vedi scheda film

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La recensione su Ai confini del male

di Furetto60
7 stelle

Thriller psicologico. Atmosfere e ambientazione suggestive. Trama un tantino contorta. Ottima la prova degli attori

In uno sperduto paesino, bagnato dalle acque di un fiume, al limite di un bosco, durante un rave party, due giovani scompaiono, e si risveglia l’incubo vissuto dieci anni prima quando nella piccola comunità, un serial killer, forse seguace di riti satanici, rimasto anonimo e quindi impunito, aveva rapito, seviziato e ucciso alcuni adolescenti. Uno dei due ragazzi spariti è proprio il figlio del Capitano dei carabinieri Rio, chiamato a svolgere le indagini, alias Massimo Popolizio; uomo integerrimo, sempre in uniforme, pacato e all’apparenza equilibrato. Nella stessa caserma, impegnato nella medesima investigazione, c’è anche il tenente Meda, recentemente colpito da un gravissimo lutto, ha perso moglie e figlio e di conseguenza anche la testa, è irascibile e manesco e per questo è soprannominato “cane Pazzo”. Edoardo Pesce gli presta magistralmente il volto, è trasandato, sciatto rifiuta di indossare la divisa, preferendo una sdrucita giacca di pelle, una perfetta figura da “noir”, frequenta prostitute e proprio una di queste, in modo non proprio ortodosso, gli chiede ausilio, onde poter rintracciare sua figlia Irina, scomparsa anche lei da giorni. Questi due personaggi tormentati, anche se caratterialmente opposti, oltre che con il caso “giallo”, si trovano a dover affrontare i loro demoni interiori.Alfieri nell’incipit sembra voler concedere indizi su cosa sta per succedere, per poi passare al racconto vero e proprio, in cui alterna momenti riflessivi a scene più movimentate. L'indagine spinge entrambi a scavare sempre più nel profondo di se stessi e a scoprire che niente è come sembra. Lo sfondo è suggestivo, le atmosfere livide e allucinate, sono dense di tensione, il regista si dimostra abile nel gestire i tempi e i toni, meno nel costruire l'intreccio; la trama difatti è un tantino contorta e la sceneggiatura mostra qualche incrinatura; tuttavia, al netto di ciò, il film ha un suo fascino indiscutibile, rinvenibile soprattutto nella psicologia dei protagonisti e nell’ambientazione bucolica. Per apprezzare questo prodotto cinematografico, bisogna lasciarsi trasportare dal fluire del racconto e immergersi nella natura selvaggia, ricca di vegetazione dai colori magnetici, tra gli alberi e la terra umida e perdersi tra i boschi, lungo le acque, e nel buio dell’anima “dannata” dei protagonisti, Liberamente ispirato al romanzo 'Il confine' di Giorgio Glaviano è un thriller psicologico, con una regia sofisticata, che rimanda alla migliore tradizione cinematografica.

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