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Spider-Man: No Way Home

Regia di Jon Watts vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Spider-Man: No Way Home

di YellowBastard
7 stelle

Spiderman: No Way Home, terzo film del MCU a vedere Tom Holland nel ruolo del protagonista, é riuscito in brevissimo tempo a diventare da film più atteso del 2021 al più grosso evento Marvel Studios dai tempi (nemmeno troppo lontani) di Avengers: Endgame e quale scusa migliore del multiverso, nuovo (probabile) leitmotiv del MCU, per trasformarlo da semplice chiusura di una (prima?) trilogia, quella che ha avuto inizio con Homecoming e che presentava la versione (aggiornata) dell’Uomo Ragno dei Marvel Studios, in un omaggio alla (recente) storia cinematografica del tessiragnatele mettendo lo Spiderman del regista Jon Watts contro gli storici nemici (ma non solo) dei film di Sam Raimi e Marc Webb.

 

Spider-Man: No Way Home, i buchi e le incongruenze della trama

 

La Home Saga di Casa Marvel giunge così al termine con una pellicola che chiude, contemporaneamente, una trilogia, l’ultimo ventennio al cinema dell’amichevole Spiderman di quartiere, un “prologo” che assomiglia in tutto e per tutto a una (lunghissima) origin story, dilungatasi addirittura in sei distinte pellicole, e infine  l’inizio di una nuova(issima) stagione della vita di Peter Parker e preparando l’ingresso definitivo per il nostro eroe a un mondo (forse) più adulto, cupo e più problematico che mai.  

 

No Way Home inizia esattamente dove finiva Far from Home con Spiderman smascherato in mondo visione dal Daily Bugle di J. J, Jameson e dalle menzogne montate ad arte da Mysterio a cui Peter cerca di porvi disperatamente rimedio con l’aiuto del Dottor Strange e di un incantesimo rovinato letteralmente dalla sua stessa ingenuità e che provoca un effetto del tutto imprevisto rispetto a quanto programmato.  

 

Film estremamente ambizioso , complesso (forse perfino troppo), enorme (per le sue innumerevoli implicazioni, non solo narrative e non tutte in realtà portate davvero a termine) ed estremamente spettacolare, l’espediente grazie al quale gli sceneggiatori Chris McKenan & Erik Sommers, gli stessi degli altri capitoli dello Spiderman firmato Marvel Studios, ci catapultano dentro a tutto questo é (semplicemente) pretestuoso ma si rivela in realtà soltanto un McGuffin per permettere al “loro” Spiderman di affrancarsi, anche attraverso con il confronto con i suoi “se stessi” cinematografici, non soltanto con quanto é stato fatto prima di lui, in un discorso anche (o prettamente) meta-cinematografico con il proprio stesso passato, ma anche (soprattutto?) con il proprio presente (leggi Disney) e con una carriera iniziata in media res, spuntato quasi a sorpresa in Civil War senza una vera e propria storia alle spalle (troppo recenti le ultime versioni Sony per lenire ancora il pubblico con l’ennesima origin story), vivendo di luce riflessa da parte degli Avengers (e in particolare di Iron Man) e figlio (bastardo?) di troppi accordi commerciali e di confronti, tra royalties e diritti, tra la Sony e i Marvel Studios.

 

Spider-Man: No Way Home, i dettagli che forse vi sono sfuggiti nel teaser |  Wired Italia

 

I suoi primi film esasperavano i toni da commedia dei Marvel Studios perché, per la prima volta, avevano come protagonista un adolescente, e avendo per queste pellicole come pubblico di riferimento proprio gli adolescenti affrontava i temi del super eroismo con la spensieratezza tipica di quell’età, ma questo rischiava di imbrigliare il protagonista in uno status quo che ne limitava le potenzialità.  

No way Home invece rovescia questa prospettiva.

Non che manchino l’ironia, la commedia o le battute ma ha un lato profondamente oscuro che emerge soprattutto nella seconda parte, quando le tematiche e le conseguenze si fanno sempre più drammatiche e pericolose.

In questo senso No Way Home non rappresenta solo un amarcord per il pubblico o un film che ammicca (anche pesantemente) ai suoi fans cadendo in un banalissimo fanservice (che c’é abbondantemente ma almeno é fatto bene), ma é soprattutto una lettera d’amore per il personaggio (soprattutto cinematografico) realizzato con logica (anche imprenditoriale) e perizia, senza snaturare nessun personaggio (e sono molti) e dando a ciascuno la sua reale identità e il suo giusto spazio arrivando addirittura a essere fin troppo didascalico nel suo rispetto alle pellicole originali.

 

In questo senso No Way Home si rivela sorprendentemente un’ inusuale origin story, insospettabilmente introspettivo ma anche molto coraggioso, perché parlando di multiverso e crossover meta cinematografici inevitabilmente si scontra con l’eredità ingombrante di quello Spiderman: Un nuovo Universo che ha rivoluzionato l’animazione vincendo anche un Oscar, perché é già complicato sfruttare così tanti personaggi diversi (Spiderman 3 docet) ma lo é ancora di più quando questi personaggi appartengono a un immaginario differente e che non é il loro, e perché riscrive anche molti dei dettami considerati intoccabili del personaggio del fumetto rimanendovi comunque profondamente fedele.

 

Culmine emotivo della trilogia ragnesca targata Sony/Disney dopo Homecoming e Far From Home e “vera” origin story di Spiderman nel MCU, il film di John Watts é una storia matura e oscura, una drammatica presa di coscienza delle proprie responsabilità nata dalla sofferenza e dalla perdita e anche se non esente da difetti riesce a farli passare in secondo piano regalando allo spettatore proprio che quello che stava (da troppo tempo?) cercando.

L’introduzione del multiverso, anche se da semplice mcguffin, funziona egregiamente nell’aumentarne la spettacolarità (anche se ne aumenta, a volte, anche la confusione visiva e/o narrativa) e la presenza drammatica dei tre diversi protagonisti riesce nel difficile tentativo di riunire assieme tre diverse generazioni di spettatori.

 

Green Goblin Gets an Upgrade in New Spider-Man: No Way Home Spot - The News  Motion

 

E se Tom Holland mostra ancora una volta ottime doti recitative anche i due Spiderman alternativi (Tobey Maguire e Andrew Garfield) tornano nei rispettivi costumi senza troppe sbavature.

 

Molto buono anche il “reparto” cattivi e se é sempre un piacere rivedere Alfred Molina nel ruolo del tentacolare Dok Ock anche Jamie Foxx può presentare finalmente una versione di Electro degno di questo nome.

Ma é soprattutto Willen Dafoe, che torna a bordo del suo aliante a terrorizzarci ancora una volta nella versione del più iconico nemico dell’Uomo Ragno, a dare spettacolo.

Benedick Cumberbach rimane al solito un fantastico Doctor Strange (e che promette meraviglie nel suo prossimo film in uscita a maggio) mentre tornano dai precedenti film anche Zendaya, Marisa Tomei (novella Ben Parker), Jon Favreau, Jacob Batalon, Tony Revolori, Benedick Wong e J.K. Simmons ancora una volta nei panni dell’amabile J.J.J.

 

Ed é evidente di quanto John Watts e gli sceneggiatori si siano divertiti parecchio nel doversi barcamenare tra paletti che gli costringevano a scelte spericolate, ardite rivelazioni e a complesse iterazioni narrative dettate dalle esigenze (sia produttive che economiche) di mettere insieme così tante identità diverse (che non sempre riescono ad amalgamarsi alla perfezione) e con un intreccio che é sì un semplice canovaccio, un pretesto per mettere insieme un “circo” (ma in senso assolutamente non negativo) di personaggi ed eventi, cosa che il film non cerca affatto di nascondere ma che, anzi, cavalca anche con una certa ironia ma che se si decide di abbracciare sarà molto difficile che se ne rimanga delusi.

E se si continua invece a non accettare questo patto (esplicito fin dall’inizio e chiaro da, praticamente, sempre) con il pubblico é semplicemente inutile continuare ad andare al cinema a vedere questi film (come in realtà anche tantissime altre pellicole, ma questo é già un altro discorso).

 

Spider-Man: No Way Home trailer out, Tom Holland, Benedict Cumberbatch ride  into the multiverse | Hollywood - Hindustan Times

 

E i temi del film non seno affatto di second’ordine, seppur intessuti in una veste prettamente avventurosa e/o spettacolare, e che vanno dal senso di responsabilità alla perdita, dal desiderio di vendetta alla capacità di non arrendersi e di cercare di fare indipendentemente dagli eventi sempre la cosa giusta.

Del resto Spiderman é sempre stato esattamente questo: l’eroe più umano, quello più fragile e propenso più di altri a cadere ma che si rialza ogni volta, cercando solo e unicamente di essere, a dispetto di un mondo sempre pronto a prenderlo a calci, la versione migliore di se stesso.

Indipendentemente dalle innumerevoli varianti di un multiverso infinito.

 

VOTO: 7,5

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