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Prima la musica poi le parole

Regia di Fulvio Wetzl vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Prima la musica poi le parole

di albenedetti
10 stelle

“Prima la musica poi le parole” ci cattura in un vortice di emozioni in cui è facile riconoscersi quando si soffre il peso dell'incomprensione: non solo quella che si subisce quando non si è capiti ma anche quella che si fa patire all'altro quando non si riesce a capirlo o non si vuole capirlo. Basti pensare all'esperienza del significato e del significante della parola "relazione": ci si può sforzare di individuare una convenzione per attribuire un'immagine e una spiegazione alla parola, ma questa viene svilita se il valore che le diamo noi non combacia con quello dato dalla persona a cui ci relazioniamo. È forse un gioco di prospettive o c'è di più? Giovanni non parla una lingua incomprensibile, bisogna solo imparare ad ascoltarlo. E per fare questo bisogna iniziare dalla musica, l'arte che meglio di altre riesce a decodificare il linguaggio delle emozioni, nonchè il modo più evidente in cui Giovanni riesce ad esprimersi, capovolgendo la briosità delle note di Bach, in una melodia enigmatica che non a caso sintetizza la sua angoscia per l'incapacità di essere compreso. Come il linguaggio è importante perchè è un tramite che permette di relazionarsi all'altro, così la sofferenza per l'impossibilità di comunicare ha qualcosa di sacro: Marina ed Elena lo percepiscono quando Giovanni resta in silenzio davanti al dipinto della deposizione del Cristo. Addirittura il bambino si toglie il berretto, in segno di rispetto del Dolore che la tela emana (bravissimo Andrej Chalimon). Ecco allora che questo affascinante puzzle di costruzione e decostruzione dei codici rivela il suo messaggio più profondo se e solo se riusciamo ad annientare le geometrie dettate dalla nostra razionalità per far posto al linguaggio delle emozioni, che poi è il linguaggio dell'anima: un invito universale alla comprensione dell’altro e della sua sofferenza per non essere compreso, a prescindere da ogni pregiudizio, linguistico e non. Perchè prima esistiamo come individui, poi come parte del mondo. Perche prima ci presentiamo a noi stessi e al mondo con il nostro corpo e i nostri occhi, che sono lo specchio dell'anima con cui guardiamo il mondo, poi sorge l'esigenza di fissare delle convenzioni che permettano di farci capire dagli altri ma anche di capire gli altri. Perché prima viene la musica, poi vengono le parole.

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